La Procura lancianese ha sequestrato beni per un valore di un milione e mezzo di euro
Due le operazioni portate avanti. Una prima operazione ha riguardato l’ex titolare della concessionaria Anxauto di Lanciano, Angelo Domenico Ucci, 47 anni, accusato di truffa ai danni dello Stato e della Fiat. Il procuratore Francesco Menditto ha dichiarato che ad Ucci sono state sequestrate una Ferrari, un appartamento e un terreno per un valore di circa 200 mila euro. Se la condanna dovesse essere definitiva, i beni saranno venduti per recuperare i soldi sottratti alla collettività. La seconda operazione riguarda Felice Di Fazio, 54 enne di Frisa, accusato di associazione per delinquere e usura. «In questo caso si tratta di una misura di prevenzione – spiega Menditto – che segue un procedimento autonomo rispetto a quello penale. Abbiamo chiesto e ottenuto dal Tribunale di Chieti la sorveglianza speciale di 3 anni del Di Fazio e il sequestro di tutti i beni nella sua disponibilità: due terreni a San Vito, tre appartamenti a Santa Maria Imbaro, due appartamenti a Lanciano, un garage a Lanciano e 8 autovetture». Beni tutti intestati a suoi prestanome.
UCCI E LA SUA STORIA
Ucci era già noto per la sua truffa che rientre nel filone dell’inchiesta. Con la complicità di autodemolitori di Foggia e una serie di agenzie automobilistiche, riuscì a truffare, in soli 5 mesi, la Fiat Auto Spa per un ammontare di 600 mila euro. Altri 85mila euro allo Stato per incentivi alla rottamazione non dovuti ed altrettanti ad altre case automoblistiche per contributi alla demolizione ugualmente non dovuti. Nel 2010 Angelo Domenico Ucci fu arrestato insieme ad alcuni suoi dipendenti: Marco Di Cino, 32 anni di Torricella Peligna (Chieti), Francesca Villani, 25 anni di Roccascalegna (Chieti), Mirko Croce, 36 anni di Lanciano, Cesare D’Alessandro, 36 anni di Lanciano e la ex dipendente Mary Ellen Marano, 26 anni di Lanciano. La truffa consisteva nell’intestare agli acquirenti auto che si trovavano negli impianti di demolizione di Foggia, al fine d’incassarne gli incentivi statali per la rottamazione. Oltre a questo falsificavano i documenti dei dipendenti della Sevel di Atessa riuscendo a ridurre ulteriormente il prezzo di vendita usufruendo dello sconto riservato al personale della casa torinese.