“Il suo primo atto politico è stato il decreto per trasferire miliardi di euro alle banche dopo quattro anni che c’avete detto che non c’erano soldi per il reddito di cittadinanza, per le forze dell’ordine, le imprese italiane, per il fondo per le disabilità, ha cacciato fuori dal cilindro venti miliardi”. Così Luigi Di Maio attaccava l’allora governo Gentiloni in quel lontano 8 marzo del 2017 nel suo intervento alla Camera.
Sono bastate, evidentemente, ben quattro poltrone, quella da ministro dello sviluppo economico e ministro del lavoro e delle politiche sociali e di vicepresidente del Consiglio dei ministri, per far cambiare idea sull’argomento a Di Maio, leader di quel Movimento che fino a ieri combatteva la casta e oggi combatte per rimanerci dentro quella casta.
In soli dieci minuti, in una riunione notturna del Consiglio dei Ministri, il governo Conte ha varato il decreto per salvare la banca Carige. Con un effetto immediato: il Tesoro “garantirà le nuove emissioni obbligazionarie di Carige” ma anche i “finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d’Italia” alla banca ligure, posta in amministrazione straordinaria il 2 gennaio dalla Bce. Un’azione, quella del governo, che rinnega in pieno le battaglie fatte in precedenza:“così certificano di aver mentito quando attaccavano noi sulle Venete, Etruria, Ferrara. Il tempo è galantuomo e fa giustizia delle tante bugie di questi piccoli imbroglioni” ha detto Matteo Renzi. E l’ex sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, all’epoca pesantemente attaccata per presunti legami tra suo padre e il decreto che aveva salvato le banche venete, tra cui Banca Etruria, ha rincarato la dose. “Ieri il Governo del cambiamento” scrive su Twitter la Boschi “ha salvato una banca. Giusto così, per i risparmiatori. Ma se fossero uomini seri Di Maio e Salvini dovrebbero riconoscere che hanno fatto la stessa cosa che abbiamo fatto noi”. “Non lo faranno – aggiunge l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – perché la parola verità non appartiene al loro vocabolario“.
Eppure di battaglie contro il sistema bancario i 5 stelle ne hanno fatte: oltre a Di Maio basta ricordare le sceneggiate di Alessandro Di Battista in Aula a Montecitorio quando accusava il Governo del Pd di aver salvato le banche “in 18 minuti”, il tempo di un “prelievo al bancomat ma con i soldi dei cittadini italiani”. In effetti, le cose con il governo del cambiamento sono cambiate: sono stati ridotti i tempi di salvataggio delle banche con un Cdm lampo di 8 minuti, dalle 21.33 alle 21.41.
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L’intervento dello Stato a favore di Carige non è uguale ma diverso da quello per Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara. Niente particolari per brevità. Nel caso di Banca Carige l’intervento dello stato non prevede, per ora, alcun esborso per i contribuenti, avviene a fronte di un istituto che non ha passato gli “stress test” ma risulta pienamente solvibile e ben patrimonializzato dopo l’intervento dello Schema volontario Fitd e dovrebbe fungere da “ponte” per favorire la cessione di 2,5-3,5 miliardi di crediti deteriorati di vario tipo (Npl) da Banca Carige alla Sga, condizione necessaria perché qualche altra banca (Unicredit, Cariparma, Bper Banca e Ubi Banca i nomi più gettonati) possa farsi avanti per rilevare l’istituto ligure e chiudere definitivamente la vicenda. Renzi e Boschi semplificano ed assimilano le due cose. Ma non è così. Loro fanno politica. Li comprendiamo