Arrivano i commissari nominati dalla Bce a prendersi carico della gestione dell’istituto bancario garantendo “la consueta operatività senza alcun impatto su clienti, depositanti e dipendenti”.
La Banca centrale europea ha dunque confermato il commissariamento di Carige. La Bce spiega che dopo le “dimissioni odierne da parte della maggioranza dei membri del board” dell’istituto ligure “la Bce ha nominato tre amministratori temporanei e tre membri di un comitato di sorveglianza” per governare l’istituto ligure e sostituire il cda. “Una amministrazione straordinaria” spiegano da Francoforte con il dovere di “governare la banca al fine di stabilizzare la sua governance e mettere in atto soluzioni efficaci per assicurarne sostenibilità”.
Le scelte della Bce sono cadute su Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener come amministratori a tempo. La commissione di sorveglianza sarà occupata da Gianluca Brancadoro, Andrea Guaccero e Alessandro Zanotti. Innocenzi e Modiano erano già rispettivamente ad e presidente, dimissionari nelle ultime ore con altri tre consiglieri.
L’ascesa: gli anni ’90 e il 2000
La Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, conosce il suo punto massimi di sviluppo negli anni ’90 quando era un istituto focalizzato nelle province di Genova e Imperia. Dal 2000 in poi, con l’arrivo di Giovanni Berneschi nel ruolo di amministratore delegato, furono acquisite Cassa di risparmio di Savona e del Monte di Lucca. Nello stesso periodo il gruppo acquista anche compagnie assicurative e sportelli da altre banche, crescendo in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Umbria, Sicilia e Toscana. Vennero acquisita anche Cassa di Risparmio di Carrara e Banca Cesare Ponti.
I primi problemi
Negli anni della crisi, ovvero tra il 2008 e il 2010, furono acquisiti altri sportelli: in particolare 78 arrivano da Intesa Sanpaolo in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Sardegna e 40 da Unicredit in Lazio, Sicilia, Emilia, Veneto, Umbria. L’ultima crescita dimensionale risale al 2010 con l’acquisizione di 22 sportelli da Mps. La governance dell’istituto apparteneva fino al 2014 alla Fondazione Carige, che possedeva oltre il 45% delle azioni. I primi problemi arrivarono nel 2012 quando la banca chiuse in perdita: da lì in poi l’istituto non ha più avuto un bilancio in positivo. Dopo l’estate del 2013 Bankitalia certificò molte irregolarità e inviò le carte alla Procura di Genova.
La famiglia Malacalza
Con la fine di Giovanni Berneschi arrivò il primo aumento di capitale per 800 milioni. Nonostante l’intervento nel 2014 il gruppo fallisce gli stress test della Bce. Per questa ragione l’anno seguente, vengono richiesti 850 milioni per coprire gli 814 milioni di ‘buco’ patrimoniale evidenziati dalla vigilanza. Arriva, dunque, il socio forte della banca, ovvero la famiglia Malacalza: il primo ingresso è dell’8 maggio 2015 con l’acquisto di un 10,5% da Fondazione Carige. Da qui la quota è sempre salita, arrivando, dopo l’aumento di capitale, a circa il 27%. Un nuovo aumento di capitale è stato fatto nel 2017, con Paolo Fiorentino alla guida della banca.
Il nuovo cambio al vertice e amministrazione straordinaria Bce
La presidenza Malcalza, in seguito agli scontri con il manager, porta a una raffica di dimissioni nel cda, che è sfociata nella decadenza del board e in un’assemblea che, lo scorso 20 settembre 2018, ha sancito un nuovo cambio della guardia, con l’arrivo dell’ex Ubs Fabio Innocenzi, in tandem con Pietro Modiano, ex Intesa Sanpaolo e Unicredit. Manager che hanno avviato una nuova pulizia di bilancio, con svalutazioni sui crediti per circa 250 milioni. Alla banca sono arrivati, dallo Schema Volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi, 320 milioni attraverso una sottoscrizione di un subordinato che ha reso il 13%. Malacalza, però, ha scelto di astenersi, facendo saltare questo punto del piano messo in campo da Fiorentino e Modiano. Dopo l’assemblea del 22 dicembre 2018 sono ripartiti i colloqui con la Bce, che nel gennaio 2018, ha deciso di mettere la banca in amministrazione straordinaria.