Il sindacato dei giornalisti abruzzesi si scaglia contro la Regione per la nomina di Giovanna Andreola quale dirigente dell’ufficio stampa. C’è veramente da indignarsi?
«Errare humanum est, perseverare diabolicum». Il segretario del Sindacato dei giornalisti abruzzesi, Franco Farias, ha persino scomodato la lingua latina per mandare un messaggio forte e autorevole nei confronti del governo regionale per questo grave fattaccio che ha leso la dignità dei giornalisti tutti. Poi, diciamoci la verità, fa sempre la sua porca figura recitare un versetto in latino, in greco o in aramaico. Vuoi mettere?
Bisogna sempre ribadire l’autorevolezza di una lobby ed un’assoluta distanza dal popolo, per non sporcarsi anima e intelletto. Si tratterebbe di capire quale precisa interpretazione si voglia dare alla citazione latina. Sant’Agostino l’ha detta a modo suo, poi c’è quella di Cicerone e infine quella di Livio. Ordunque, (ci diamo anche noi comuni mortali un certo tono per farci apprezzare dai giornalisti) se analizziamo l’espressione dal punto di vista di Livio, parrebbe che al povero genere umano, alla persona qualunque per intenderci, «ogni errore merita perdono». Ciò significherebbe che il potente, il giornalista, il radical chic, dovrebbero perdonare ogni errore commesso dal pover’uomo, dal politico, dal blogger. Ecco quindi spuntare una nuova interpretazione del messaggio del Farias pensiero. Dunque ci sentiamo di tranquillizzare Alfredo Castiglione che si è agitato un pò per questa vicenda giornalistica montata ad arte. Ebbene sì, tutta la vicenda si spegnerebbe in un attimo se la casta giornalistica avesse fornito un’informazione completa sulla nomina di Giovanna Andreola alla dirigenza dell’ufficio stampa della Regione. La Andreola, non iscritta all’albo dei giornalisti, ha preso il posto di Gianluca Caruso anche lui non iscritto all’albo. Secondo il sindacato insomma il «provvedimento è di una gravità inaudita che irragionevolmente non tiene conto delle professionalità presenti nell’ufficio stampa della Giunta regionale». E poi il comunicato conclude affermando che il Sindacato e l’Ordine stigmatizzano l’atteggiamento della Giunta regionale e si vedranno costretti ad «agire di conseguenza per la grave e reiterata violazione». Ed è a questo punto che l’Alfredo regionale è stato trasportato d’urgenza al 118 per la gran paura avuta durante la lettura di tale documento. In realtà Assostampa e Odg possono chiedere e minacciare di tutto anche perché è nel loro diritto-dovere. La cosa grave però è che la categoria che loro difendono si è dimenticata di scrivere un altro pezzo di verità sulla questione, tale da poter dare una lettura molto più avvincente, chiara e completa all’opinione pubblica. La signora Andreola è assunta con contratto indeterminato presso la Regione Abruzzo e dopo le note vicende giudiziarie in cui è stata coinvolta, doveva essere, secondo la legge, reinserita nell’organico. Dopo varie proposte fattegli, tra cui quella di un incarico a Pescara, la dirigente ha accettato quella dell’Aquila. Nel caso in cui non si fosse giunti ad un accordo probabilmente la Andreola avrebbe fatto causa alla Regione per riottenere i propri diritti. Se si fosse raccontata anche questa parte della vicenda, molti giornalisti e attori del panorama sociale e politico non avrebbero potuto attaccare la Regione definendola «irrispettosa della professionalità dei giornalisti». Se esistesse una coscienza civile anche in questa regione, i giornalisti sarebbero dovuti andare sotto casa della Andreola con le forche e i manifesti, invece i mezzi nani dell’informazione stigmatizzano e accusano. Diciamo che quando qualcuno parla di professionalità dovrebbe sciacquarsi la bocca.
di Antonio Del Furbo