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Lo stupratore della ragazza 21enne di Tivoli riconosciuto colpevole di stupro dal tribunale dell’Aquila

Otto anni di reclusione per violenza sessuale, con le attenuanti generiche. Questa è la pena inflitta dal tribunale dell’Aquila a Francesco Tuccia, il ventiduenne di Montafredane (Avellino) accusato dello stupro di una studentessa universitaria di Tivoli di 21 anni. La ragazza, che ha ascoltato la sentenza in aula a pochi metri c’era dall’imputato, all’epoca riporto’ ferite lacero contuse guaribili in 40 giorni.

ATTIMI DI TENSIONE IN AULA AL MOMENTO DELLA LETTURA DELLA SENTENZA

Il Tribunale ha condannato Tuccia anche alla pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e a quella dell’interdiazione legale per la durata della pena principale inflitta. I giudici, inoltre, hanno condannato l’imputato al risarcimento dei danni cagionati alle parti civili, da liquidarsi in separato giudizio. Tuccia e’ stato condannato anche al pagamento di una provvisionale di 50 mila euro in favore della parte civile (la studentessa universitaria di Tivoli) ed altri 2 mila in favore del Centro Antiviolenza per le Donne dell’Aquila. Quando il collegio ha fatto ingresso in aula Tuccia e la famiglia hanno subito abbandonato l’aula, uscendo da una porta laterale. Dopo la lettura nessun commento da parte dei legali dell’imputato. La sentenza ha creato malumore in aula da parte delle donne appartenenti a gruppi di solidarietà femminili. Sempre dopo la lettura del dispositivo ci sono stati anche momenti di tensione con i giornalisti, presenti anche loro alla lettura della sentenza. Per tutelare l’immagine della vittima presente in aula insieme allo stesso Tuccia, alcune donne del Centro antiviolenza dell’Aquila hanno alzato teli e giacche, fino a quando agenti della Procura non hanno invitato tutti ad uscire.

IL PM NELLA REQUISITORIA:«È STATA UN’OPERAZIONE DI UNA VIOLENZA INAUDITA»

Nel corso della requisitoria di ieri mattina, durata circa un’ora e mezzo, il pm David Mancini, nel ricostruire lo stupro, ha detto che «l’operazione è stata di una violenza inaudita». L’accusa aveva chiesto 14 anni di reclusione per violenza sessuale e tentato omicidio. Ritenuto colpevole dell’accaduto, Tuccia fu arrestato alcuni giorni dopo e rinchiuso nel carcere di Teramo, nella stessa cella di Salvatore Parolisi, condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie Melania Rea. Successivamente, e tra numerose polemiche, per lui furono disposti i domiciliari. All’epoca dei fatti Tuccia era un militare del 33/Esimo reggimento artiglieria terrestre “Acqui”. Il tribunale era composto da Giuseppe Grieco presidente, Italo Radoccia e Carla Ciofani giudici a latere

LA MAMMA DELLA STUDENTESSA:«NESSUNO RIDARA’ A MIA FIGLIA CIO’ CHE LE È STATO TOLTO»

«I giudici hanno preso la decisione opportunamente dagli elementi che hanno ritenuto prendere a sostegno di tale sentenza, poi ritenerla soddisfacente in certe situazioni non lo e’ mai perche’ non si puo’ ripristinare quello che e’ uno stato di fatto che non c’e’ piu’». Questo il primo commento della mamma della 21 enne. «A mia figlia comunque non verra’ restituito quello che e’ stato tolto quindi dobbiamo sempre confidare nelle istituzioni». Parlando poi della possibilita’ di ricorrere in appello, sempre la madre della giovane studentessa ha concluso: «Forse emergeranno altri elementi che potranno meglio rendere il fatto avvenuto».

GIANNANGELI:«LA SENTENZA HA RESTITUITO UN MINIMO DI GIUSTIZIA ALLA GIOVANE»

L’avvocato Simona Giannageli, legale del Centro antiviolenza dell’Aquila, commentando la sentenza di condanna per Francesco Tuccia alla pena di otto anni di reclusione ha detto che «la sentenza e’ stata correttamente espressa dal collegio di questo tribunale che ha ritenuto di riconoscere Francesco Tuccia, responsabile del reato di violenza sessuale nei confronti della giovane stuprata. Non hanno ritenuto di dover addebitare il reato di tentato omicidio, bensi’ e’ stato modificato il capo di imputazione e si e’ affermata una responsabilita’ rispetto alle lesioni personali gravi”. «Io credo che questa sentenza possa e debba svolgere assolutamente la sua unica e precisa funzione: quella di aver stabilito con chiarezza le responsabilita’ e di restituire in qualche modo un minimo di giustizia alla giovane studentessa e indirettamente a tutte le donne di questo paese».

IL LEGALE DELLA GIOVANE:«UNA SENTENZA CHE RICONOSCE LA GRAVITA’ DEL FATTO

«Le sentenze non vanno commentate» ha detto il legale della 21 enne ma «ritengo che i giudici abbiano deciso in serenita». Poi aggiunge «La sentenza che abbiamo appena sentito e’ una sentenza che comunque riconosce la gravita’ del fatto anche perche’ gli anni inflitti a Tuccia sicuramente non sono comunque una pena che puo’ essere considerata una pena irrisoria».

LA STUDENTESSA:«PER ME NON CAMBIA NULLA

«Davanti a questa sentenza la mia vita non cambia, nel senso che otto anni, dieci o dodici per me non sarebbero mai stati abbastanza». Un breve commento della studentessa universitaria di 22 anni di Tivoli (Roma) dopo la lettura della sentenza di condanna per il suo aggressore.

IL FATTO

Il fatto accadde circa un anno fa, la notte tra l’11 e il 12 febbraio, fuori dalla discoteca “Guernica” di Pizzoli (L’Aquila). Dopo una brutale violenza la giovane fu lasciata esanime e insanguinata in mezzo alla neve del piazzale del locale e fu salvata solo dall’intervento del personale addetto alla sicurezza che, dopo averla soccorsa, allerto’ il 118. Ritenuto colpevole dell’accaduto, Tuccia fu arrestato alcuni giorni dopo e rinchiuso nel carcere di Teramo, nella stessa cella di Salvatore Parolisi, condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie Melania Rea. Successivamente, e tra numerose polemiche, per lui sono stati disposti gli arresti domiciliari. All’epoca dei fatti Tuccia era un militare del 33esimo reggimento artiglieria terrestre».


A.D.F.

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