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Un cervello “in fuga” al contrario: la ricercatrice sceglie il nostro Paese per eseguire un esperimento che solo qui si può fare.

E per svolgerlo, Karoline Schäffner, una ricercatrice molto brillante, ottiene la somma di 3,1mln di euro dal prestigioso Max Planck Institute. Karoline Schäffner, 35enne nata a Neuburg, 80 chilometri a nord di Monaco di Baviera, ha scelto L’Aquila e il Gran Sasso per far luce sulla materia oscura. Con altre due giovani ricercatrici italiane, l’astronoma Marica Branchesi è l’astrofisica Elisabetta Baracchini, è stata protagonista di una inaugurazione tutta al femminile dell’Anno accademico del Gran Sasso Science Institute, la Scuola superiore dove Karoline conduce i suoi studi.

“A Monaco mi sono laureata in fisica e ho fatto il dottorato al Max Planck. Mi sono specializzata negli studi sulla materia oscura. E a quel punto i Laboratori del Gran Sasso sono stati una tappa obbligata” ha detto Schäffner a Repubblica.

Per quale motivo? Perché qui, sotto la montagna – ha aggiunto la ricercatrice – , ci sono alcuni dei più importanti esperimenti per la ricerca di questa sostanza che permea l’universo ma di cui non sappiamo ancora nulla. Per scrivere la tesi di dottorato ne cominciai a seguire uno, Cresst. Ed è allora che mi sono innamorata dell’Abruzzo”. “Il Max Planck con questo grant mi permette di realizzare l‘esperimento che sogno da tempo”.

L’esperimento, spiega la donna, consiste nello scoprire, attraverso un rivelatore che usa cristalli e bassissime temperature, le particelle di materia oscura. “Ci sono tanti esperimenti sull’argomento – ha detto la ricercatrice – ma finora nessuno ha visto la materia oscura. Sappiamo che esiste nell’universo solo per i suoi effetti gravitazionali, che non sarebbero spiegabili altrimenti. Ma nessun laboratorio è mai riuscito a catturarla. C’è però un fenomeno anomalo registrato da ormai vent’anni dall’esperimento Dama, anche questo sotto il Gran Sasso. Dama vede una cosiddetta modulazione, come se la Terra nel suo girare intorno al Sole attraversasse un mare di materia oscura: contro corrente in estate, con la corrente in inverno. E allora ho pensato di usare gli stessi cristalli di Dama, lo ioduro di sodio, ma raffreddandoli fin quasi alle zero assoluto: -273 gradi centigradi”. “Il laboratorio sotto la montagna è il luogo ideale per questo tipo di ricerche, perché la roccia che sta sopra fa da schermo rispetto alle tante particelle che arrivano dal cosmo e che accecherebbero i nostri strumenti”. 

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