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I giudici ribaltano la sentenza e il disastro ambientale, di fatto, resta impunito.

Quattro imputati assolti “per non aver commesso il fatto” e sei posizioni cadute in prescrizione relative al reato di disastro ambientale colposo aggravato.

A deciderlo la quarta sezione penale della Cassazione nel processo sulla mega discarica di rifiuti tossici di Bussi sul Tirino, in provincia di Pescara. Verdetto che ribalta lasentenza d’appello, in cui erano state inflitte 10 condanne a pene comprese tra 2 e 3 anni. Non solo. La Corte ha anche rigettato sei ricorsi con cui, chi era stato assolto in appello, chiedeva l’assoluzione con formula piena.

Con questa decisione della Cassazione verranno anche bloccati i risarcimenti alle parti civili nel processo per la discarica. La Suprema Corte, oltre ad annullare agli effetti penali la sentenza emessa dalla Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila, ha anche revocato le provvisionali sulla base delle quali le parti, tra cui presidenza del Consiglio, ministero dell’Ambiente, Regione e Provincia, oltre ad associazioni ambientaliste e due privati, potrebbero basare la causa in sede civile.

Le fasi dei processi

Montedison di Bussi sul Tirino, esteso su 17 ettari, ha avvelenato acqua e suolo per un totale di 500mila tonnellate nell’arco di quarant’anni. A dicembre 2014, in primo grado, la Corte d’assise di Chieti aveva assolto gli imputati “perché il fatto non sussiste” dal reato di avvelenamento delle acque, e dichiarato il non doversi procedere per prescrizione per il reato di disastro ambientale, derubricato da doloso in colposo.
La Corte d’assise d’appello dell’Aquila il 17 febbraio 2017, condannò 10 imputati su 19 a pene tra i 2 e i 3 anni, dopo un ricalcolo dei termini relativi al reato di disastro, per il quale non si ritenne intervenuta la prescrizione. Ad essere prescritto, invece, il reato di avvelenamento colposo delle acque, invece, venne dichiarato prescritto.

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