La storia, che sembra uscita da un film horror, ce l’ha raccontata Cinzia, una giovane abruzzese emigrata in Australia costretta a recarsi presso il nosocomio per curare il padre.
di Antonio del Furbo
La Replica della direttrice:”Orgogliosa del mio Presidio”
“Sono stata lì questa mattina con mio padre diabetico, depressione bipolare e apnee notturne, per un ecodoppler alla gola” racconta la giovane. Poi, prosegue: “ci siamo recati davanti la porta dove si effettuava l’esame, dove c’era un foglio con scritto:’Bussare una sola volta'”.
La donna ha quindi bussato per consegnare il documento. Il dottore ha aperto la porta e, “nel mentre che parlava con il suo telefonino, ha preso l’impegnativa senza neanche dire buongiorno e ci ha sbattuto la porta in faccia!!!” ha precisato Cinzia. Dopo “45 minuti ha riaperto la porta” spiega ancora Cinzia e “sempre con il suo telefonino in mano, ci ha guardato e ci ha risbattuto la porta in faccia”.
Sconvolta da un tale atteggiamento, prosegue la giovane, “mi sono permessa di chiedere ad un’infermiera bionda che lavorava, a suo dire in diabetologia, come mai un dottore stesse parlando con il proprio cellulare e se era normale sbattere per ben 2 volte la porta in faccia a delle persone, con mio padre cosi malato! Urlando e con voce arrogante ci ha detto che lei non poteva fare nulla perché lavorava in diabetologia e urlava perché aveva a che fare tutto il giorno con pazienti vecchi, ciechi e sordi”.
Ma la storia è solo all’inizio.
“Ho chiesto a mio fratello se voleva prendersi un caffé, siamo scesi al piano dell’accettazione ed un’altra infermiera dai capelli neri, mentre parlava al suo telefonino con la propria famiglia, si è fermata e con voce arrabbiata e di minaccia ci ha chiesto:’Cosa volete? Dove andate?’ Io e mio fratello stiamo semplicemente aspettando nostro padre ho risposto.”
Raggiunta telefonicamente dal sottoscritto, Cinzia mi ha spiegato che sono 5 anni che vive in Australia. E’ una emigrata con tanti progetti da realizzare e ci assicura che mai nessuno si è permesso di trattarla così da quando è all’estero: né in un ospedale né da nessuna altra parte.
“Da noi ci sono videocamere ovunque, non esiste un’attesa di un’ora in un ospedale, in nessun caso. E’ proibito ovunque parlare con il proprio telefonino durante le ore di lavoro e i malati, gli anziani e tutte le persone in generale, non si offendono né si vengono trattati male”.
Poi un lungo e comprensibile sfogo con cui noi tutti dovremmo fare i conti:“Oggi ho ricordato perché me ne sono andata, ho ricordato perché mi vergogno di dire che sono italiana, ho ricordato perché non ho mai trovato lavoro, il mio lavoro di ragioniere, ho ricordato perché i tanti giovani dottori capaci, competenti e gentili fanno i lavapiatti anche in Australia. Questo ospedale mi è sembrato un call center ed una prigione, quelle prigioni che invece di rieducare i prigionieri li ‘uccidono’. Un Ospedale che invece di aiutare I più deboli li denigra e li tratta come spazzatura. Mi sento mortificata nel mio Paese! Spero che questo dottore (omettiamo il nome ndr) e le sue infermiere, ma anche tutto il personale, venga presto sostituito da una parte di quei ragazzi capaci ed emigrati in Australia o, peggio ancora, in Nuova Zelanda.”
Tutto è successo, ci spiega Cinzia, mercoledì 19 Settembre 2018 alle 10:15.
“Risiedo a Melbourne da 4 anni e mezzo come Student Visa” ci racconta Cinzia. “Sono tornata a visitare I miei genitori e mio fratello per un po’. Erano quasi 2 anni e mezzo che non tornavo. Sono arrivata il 30 agosto a Roma,quindi solo 3 settimane che sono qui.”
“Ho deciso di farlo a nome soprattutto di chi non ha il coraggio di denunciare questi fatti. Gli italiani subiscono questi trattamenti in maniera passiva. Le persone vanno rispettate perché siamo umani”.
Cinzia, ha presentato una lettera di ricorso al Presidente dei diritti del malato di Guardiagrele.
Sulla vicenda abbiamo provato a contattare anche l’assessore alla Sanità della Regione Abruzzo, Silvio Paolucci, che ci ha riferito di conoscere il caso e di aver provveduto a investire la direttrice del presidio che rimetterà una relazione su quanto accaduto.
Per segnalazioni: 329 3526266; antonio.delfurbo@zonedombratv.it