La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che è andata a protestare davanti al Museo Egizio di Torino per lo sconto ai visitatori di lingua araba, è uscita a pezzi dal confronto con il direttore del museo, Christian Greco.
Nei giorni scorsi la Meloni ha polemizzato con Greco, per una offerta studiata dal museo. Con una nota ufficiale, Fratelli d’Italia aveva promesso di sostituire Greco non appena il centrodestra vincerà le elezioni.
“La notizia secondo cui Fratelli d’Italia vorrebbe cacciare il direttore del museo Egizio è una bufala inventata dalla stampa” è “montata ad arte dalla sinistra per coprire una iniziativa idiota del museo” tuona però la Meloni a Milano tornando a criticare i biglietti scontati per gli arabi.
“Non ho mai scritto di voler cacciare il Direttore Greco del Museo egizio, è semplicemente una fake news costruita ad arte da alcune agenzie che già avevano battuto la mia dichiarazione in modo corretto. Per il resto, criticare una scelta gestionale di un direttore il cui stipendio è pagato sì da una Fondazione, ma il cui fondatore principale è sempre il Mibact, ritengo sia ancora permesso in una nazione libera”. Queste le parole di Federico Mollicone, responsabile comunicazione FdI. “Il mio intervento – prosegue – era contro l’appello dei Comitati scientifici del Mibact, che invece di esprimere pareri culturali interferiscono con la campagna che lo ha difeso. Uno strano conflitto di interessi.”
Da alcuni giorni esponenti di Lega e Fratelli d’Italia sono in polemica con il Museo Egizio di Torino, reo di aver lanciato – tra le sue tante iniziative promozionali – un’offerta per le giovani coppie arabe alle quali si offrono due entrate con un solo biglietto. Dopo l’incontro tra la Meloni e il direttore Greco i toni sembravano essersi abbassati. La polemica, però, è risalita dopo che al museo è arrivata una nota di solidarietà dei comitati tecnici scientifici del Mibact, ovvero gli esperti che affiancano il Consiglio superiore dei beni culturali.
Grieco arrivò nell’università di Leiden, in Olanda, il 7 gennaio del 1997. Fece pulizie nei bagni pubblici della stazione e il guardiano di notte all’hotel Ibis. “Con turno di notte nel fine settimana. Tornavo a casa alle 7 del mattino, facevo la doccia, e andavo di corsa in aula. Ho imparato la dignità del lavoro, qualunque esso sia. Ho imparato che è importante chi sei, non cosa fai. Io sarò sempre un egittologo, anche se dovessi tornare a servire birra in un bar, e non certo perché oggi ho un ruolo”.
L’iniziativa di marketing del Museo Egizio di Torino è rivolta a chi parla arabo. L’iniziativa, già sperimentata in passato, si chiama “Fortunato chi parla arabo” ed è dedicata ai “nuovi italiani”, con l’obiettivo di avvicinarli a una delle culture più importanti del mondo antico e di conseguenza alle loro radici. La promozione permette alle coppie di entrare pagando un solo biglietto e di utilizzare altri servizi del museo, come le audioguide in lingua araba. Meloni ha definito l’iniziativa una forma di “razzismo al contrario” perché svantaggia gli italiani.
Saputo della manifestazione davanti all’ingresso dell’Egizio, Christian Greco è uscito dai suoi uffici per incontrare Meloni e spiegarle le ragioni dell’iniziativa. Le ha ricordato che la cultura è universale e che il primo obiettivo dei musei è farsi visitare, cercando di avvicinare le persone meno interessate con iniziative e stimoli di vario tipo. Ha puntualizzato che il Museo Egizio organizza continuamente promozioni per chi non vuole o non si può permettere la spesa del biglietto intero, come per esempio sconti per le coppie il giorno di San Valentino, riduzioni in alcuni giorni della settimana e l’ingresso gratuito nel giorno del proprio compleanno.
Meloni ha ribattuto dicendo che l’iniziativa discrimina su base religiosa, dimostrando di fare confusione tra religione e lingua parlata. Greco le ha infatti ricordato che parlare arabo e provenire da un paese in cui si parla quella lingua non significa essere necessariamente musulmani: in Egitto ci sono milioni di cristiani copti, che certamente parlano arabo ma non sono musulmani. Greco ha infine elencato i successi del museo negli anni della sua direzione, ricordando che i bilanci sono in attivo.
E, tra l’altro, il governo non potrebbe nemmeno rimuovere il direttore perché dal 2004 la responsabilità della gestione del museo ricade sotto la Fondazione Museo delle Antichità Egizie, di cui fanno parte le amministrazioni locali dal comune di Torino fino alla Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT.