A Pescara si muore ammazzati dalle cosche locali, ma per sindaci e prefetti è tutto normale.
Ore 18.30 del 2 Luglio: Tommaso Cagnetta di 42 anni viene raggiunto da un proiettile che gli penetra il fianco. Un proiettile partito probabilmente dalla pistola di Angelo Ciarelli, fratello di Massimo Ciarelli e accusato dell’omicidio Rigante. Ore 18.50: Tommaso Cagnetta muore. Tutto ciò accade nel Ferro di Cavallo di Via Tavo, presso il civico 171, dove risiedono alcuni parenti di Ciarelli. Secondo le testimonianze di sei testimoni oculari riferite alla polizia, tutte concordi, due tossicodipendenti, acquistata le dose da una zingara, se ne sarebbero andati via lasciando un debito di dieci euro. A quel punto la donna li avrebbe inseguiti gridando “ladri” e richiamando l’attenzione di altri rom, tra i quali c’era Ciarelli che già impugnava una pistola. Dopo i tentativi di fermare l’auto con a bordo i tossici, per errore, pare sia partito il colpo ferendo e uccidendo Cagnetta. Dopodiché la vittima è stata accompagnata da tre tossici all’ospedale. Poco dopo la polizia ritroverà ben tredici pallottole in via vicolo Moro, davanti la residenza della famiglia Ciarelli. Ore 20.45: Massimo Ciarelli si presenta in questura accompagnato dai familiari.
Si tratta del quarto omicidio, in soli undici mesi, nella città di Pescara e c’è ancora qualcuno, come ad esempio il sindaco di Pescara, che continua a sostenere e a rifiutare “qualunque tentativo di dipingere un’immagine diversa di una città che sa e vuole sempre collaborare con la giustizia, che non si arrende all’omertà e alla criminalità, che sa reagire, sempre, e con grande dignità”. Aggiunge ancora Mascia “a Pescara in passato ci sono stati omicidi drammatici che tutti ricordiamo bene: l’omicidio dell’avvocato Fabrizi, l’omicidio della gioielliera Lalla Marziani, l’omicidio del giovanissimo Tavoletta, delitti per la maggior parte rimasti irrisolti o comunque con molti punti interrogativi. Oggi la realtà è ben diversa perché tali episodi drammatici si chiudono con l’individuazione del colpevole”. Il primo cittadino pescarese insomma, tende a sminuire la grave situazione che si respira nel capoluogo adriatico raffrontandola, da abile comunicatore, con il passato e cercando di creare una cappa di tranquillità sul cielo pescarese. Ma torniamo un attimo indietro, a quel 21 Gennaio 2012 quando, in pieno centro città, ci fu l’esecuzione di Italo Ceci ex componente della banda Battestini: l’esecutore di quel terribile delitto è ancora in libertà e non si tratta di certo di un appartenente alla microcriminalità ma di un professionista con in pugno una calibro 38. L’unico preoccupato sembrerebbe essere Domenico Pettinari, segretario provinciale di Codici, il quale dichiara che “a Pescara l’emergenza sicurezza ha raggiunto livelli stratosferici. Non è più tollerabile che Prefettura e Questura continuino a dichiarare che in città non v’è emergenza sicurezza”. Pettinari continua ad essere sempre in prima linea contro la delinquenza locale concentrando le proprie forze in quartieri difficili come via Caduti per Servizio dove, in soli due giorni, si sono avuti atti gravi di intimidazione. Il primo fatto è avvenuto il 30 Giugno alle ore 15 nei confronti di un’attivista dell’associazione Codici, residente al civico 25 di Fontanelle, dove qualcuno ha sfondato tutti i vetri dell’auto di Cinzia Sghettini colpevole di “aver raccontato la sua storia infernale che va avanti da dieci anni ad un giornale locale denunciando pubblicamente, con nome e cognome, i criminali pluripregiudicati che vivono al civico 25”. Il secondo è avvenuto all’altezza del civico 21 di via Caduti per Servizio nei confronti di un settantenne al quale un pluripregiudicato ha spaccato la testa mandandolo in ospedale. Motivo dell’aggressione: aver richiamato alcuni centauri a rallentare la corsa data la presenza di alcuni bambini in strada. I malviventi per tutta risposta sono scesi dal motorino hanno picchiato il settantenne facendolo cadere rovinosamente a terra dove si è subito formata una pozza di sangue. Albore Mascia, però, nel suo comunicato continua a fare discorsi politici francamente stancanti e inadatti al momento difficile che onesti cittadini stanno vivendo.«In via Caduti per Servizio, ad esempio, abbiamo fatto un lavoro straordinario, c’è un Presidio fisso della Polizia municipale, a breve arriveranno le telecamere» aggiunge Mascia, che però non trova la condivisione di Domenico Pettinari che, raggiunto telefonicamente da Zone d’ombra, ribadisce che in via Caduti per Servizio non esiste ancora un presidio di polizia H24. «Ho chiesto al Prefetto la convocazione ufficiale di una riunione urgente del Tavolo per l’Ordine pubblico e la Sicurezza» spiega Mascia. Per il segretario provinciale di Codici il «silenzio assordante delle istituzioni vergognosamente responsabili e ancor più grave» e aggiunge«agire per noi significa dotare tempestivamente le zone calde di Pescara, vedi Via Caduti per Servizio e il Ferro di Cavallo a Rancitelli, di Unità Fisse di polizia H24». Questo è l’unico deterrente in grado di produrre effetti positivi». La posizione di Pettinari è assolutamente condivisibile visto che la politica attende una convocazione per capire ciò che è già chiaro a tutti gli altri. La politica, purtroppo, vive di immagine e le istituzioni, forse, proprio in nome dell’immagine, da tempo vendono l’anima al diavolo. Tanto per fare un esempio, citiamo la presenza di sei auto fisse di polizia, carabinieri, guardia di finanza e vigili urbani in pieno centro a Pescara, davanti alla Nave di Cascella. Neppure una nelle zone calde della città. Sarebbe molto più logico e utile ai cittadini spostare qualche pattuglia di vigili urbani dal centro alla periferia. Per non parlare del numero di multe, davvero esagerato, che è diventato una vera piaga per i cittadini pescaresi. Chissà se il comandante Carlo Maggitti , il quale, insieme ai suoi colleghi, sono impegnati a dichiarare guerra all’ente comunale per la sospensione del loro collega dopo i fatti riguardanti la morte di Morosini, sarebbe interessato a spostarsi con la sua auto in zona Fontanelle. Ma no! Molto meglio vessare qualche automobilista che prestare servizio in zone di “guerra”.
di Antonio Del Furbo