Insomma, l’epoca in cui era Guido Bertolaso era a capo della Protezione civile, ovvero dal 2001 al 2010, sono successe molte cose. La cosa più imbarazzante, per uno Stato, è quello che media e politica, hanno massacrato un uomo perché faceva paura. Molto probabilmente a certa stampa e a certa politica.
di Antonio Del Furbo
Eppure la Protezione civile esattamente un’ora dopo del terribile terremoto del 2009 dell’Aquila era intorno a un tavolo con i vertici Enel, Anas e tutte le forze dell’ordine per coordinare le attività.
“Non voglio sentire un solo abruzzese dire ‘ci avete abbandonato'” diceva a quel tavolo Bertolaso rivolgendosi ai funzionari. Poi, esattamente cinque mesi dopo, le prime casette in legno consegnate ai terremotati aquilani fortemente volute da Berlusconi e Bertolaso per ospitare gli sfollati. In quelle case trovarono un ricovero sicuro anziani e bambini che stavano andando verso l’inverno.
In fase emergenziale le imprese riuscirono a costruirle e consegnarle agli abitanti in soli 100 giorni: 5.653 abitazioni, 4.449 in muratura, 1.204 in legno per circa 25mila sfollati. Le casette all’interno avevano tutto: mobili, tv e perfino i frullatori.
Poi, come sempre accade in Italia, arrivarono le inchieste, i titoloni dei giornali e le diffamazioni. E tutto cadde e si spappolò. E la Protezione civile non è stata più quella di un tempo, senza più uomini e senza più soldi.
“I 2 miliardi servivano per cominciare a ricostruire dopo il drammatico terremoto dell’Aquila e dell’Abruzzo” racconta Bertolaso in un’intervista con Gianni Minoli. “C’erano i soldi per intervenire in emergenza, in tutte le situazioni critiche del Paese e per la ricostruzione. I soldi che sono stati assegnati alla Protezione civile immagino che siano solo per le emergenze, non certo per la ricostruzione dei territori colpiti dai terremoti di questi ultimi mesi.”
L’efficenza della Protezione civile è stata garantita da:“un tavolo con tutti i vertici del sistema Italia: forze dell’ordine, forze armate, il mondo del volontariato, gli enti locali, l’Anas, l’Enel e naturalmente i Vigili del Fuoco. Tutti attorno al tavolo dopo un’ora dalla tragedia. Oggi c’è una risposta meno pronta, meno determinata e meno convinta a livello di vertici. Si mandano le seconde linee, le terze linee, perché si pensa che lavorare con la Protezione civile non sia più quell’attività efficace, importante e onorevole che esiste da tempo.”
Insomma, una Protezione civile azzerata:“è stata accusata, quella guidata da me, di aver speso tanti soldi per i terremotati e di aver fatto delle case molto belle ecc. ecc. Abbiamo cercato di coccolare gli aquilani dopo quel terribile terremoto. Li abbiamo messi in condizione di vivere tranquilli. Quelle case anti-sismiche, oggi, vengono rioccupate da tutte quelle persone che hanno paura di tornare nelle loro case a causa delle continue scosse sismiche.”
Minoli chiede:“Senza responsabilità non ci può essere comando? L’emergenza non si coniuga con la democrazia?”
“Nel modo più assoluto. Nell’emergenza ci vuole un uomo solo al comando che si prende tutte le responsabilità e che coordina una squadra come se fosse una grande orchestra. Ci vuole questa metodologia e se qualcuno sbaglia, paga. Se invece le cose funzionano è il sistema che si prende il merito. Ho ricevuto tre medaglie d’oro al merito civile.”
E la formula di Renzi che ha messo un direttore per le emergenze e un commissario alla ricostruzione alla Protezione civile, per Bertolaso non ha un senso:
“Non si capisce più chi comanda. Ci deve essere una sola persona che prende le decisioni. E parlare oggi di ricostruzione, in quei territori così martoriati, dove la gente ancora non sa cosa accadrà domani mattina, mi sembra un po irrealistico e molto demagogico. Serve una Protezione civile forte, capace, aggressiva e guidata da una sola persona in grado di essere ovunque senza lasciare nessuno da solo. Qui, dopo diversi giorni, alcune frazioni sono ancora isolate.”
Bertolaso è convinto che per farlo fuori è stato necessario abbattere anche quel modello di Protezione civile. E chi sono stati i mandanti?
“È stato il sistema politico con la connivenza dei grandi mass media. Lei sa benissimo che alcuni direttori di testate importantissime vennero da me a dirmi: “Caro Bertolaso, l’abbiamo dovuta massacrare perché lei era l’unico in grado di prendere il posto di Silvio Berlusconi in politica”. Questo mi è stato detto chiaro e tondo, ovviamente in camera caritatis.”
Bertolaso, ha ancora pendenze con la giustizia?
“Sì, non sono ancora stato prosciolto da tutte le accuse per la Maddalena, mentre sono stato archiviato per tutte le altre vicende e assolto per quell’accusa infame di omicidio colposo per l’Aquila. Il processo della Maddalena è prescritto, ma come è noto ho rinunciato alla prescrizione e ho piena fiducia nella Corte. Fra qualche mese conosceremo l’esito di quella sentenza.”
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