Francesco Di Tizio, ex direttore della banca Carichieti e Carmine De Nicola, imprenditore di Francavilla al Mare (Ch) sono indagati per bancarotta fraudolenta. Dalle carte della Guardia di Finanza emergono milioni di euro che sarebbero stati prestati da Di Tizio all'”amico” De Nicola.
di Antonio Del Furbo
A darne notizia il quotidiano locale Il Centro che racconta di “un’indagine che scava nel buco della Carichieti”. De Nicola è a capo di una galassia imprenditoriale variegata: scuole private, case di riposo e numerosissime società immobiliari.
Di Tizio, secondo gli inquirenti, nel 2007 avrebbe erogato a De Nicola un prestito facile che ammonterebbe a oltre 14 milioni di euro per mezzo di perizie gonfiate di terreni e immobili. Per sdebitarsi, l’imprenditore avrebbe assunto il fratello e la cognata di Di Tizio in due sue società.
Guarda caso proprio De Nicola è uno dei tre più grandi debitori di Carichieti con ben 50 milioni di euro. Una somma che ha contribuito al commissariamento di Carichieti e portata allo scandalo nazionale insieme a Banca Etruria e Banca Marche.
In questo filone, coordinata dal procuratore aggiunto Cristina Tedeschini e dalla pm Anna Rita Mantini, risultano essere indagate 26 persone. Oltre a Di Tizio sono indagati Luigi De Vitis, ovvero il capo area della filiale Carichieti di Pescara 6 e due ingegneri che svolsero le perizie su due terreni e un immobile di De Nicola. A tutti è contestato il reato di bancarotta fraudolenta in concorso.
Stando alla ricostruzione della Gdf, lo stesso Di Tizio avrebbe favorito la pratica della Sicof di De Nicola “indirizzando e orientando fraudolentemente” il cda della banca. Per gli inquirenti Di Tizio avrebbe favorito la pratica per interessi personali e rapporti amicali con l’imprenditore. Dunque, in cambio l’assunzione del fratello e della cognata.
De Vitis avrebbe istruito la pratica in maniera fraudolenta e chiuso un occhio sulla crisi della Sicof. La società avrebbe dovuto rimettere un mutuo di 1,5 milioni di euro l’anno per un periodo di 15 anni. Un’operazione, sempre secondo gli inquirenti, che De Nicola non avrebbe potuto sostenere.
Per ciò che riguarda le perizie sulle proprietà di De Nicola i valori sarebbero stati “artatamente gonfiati” al fine di offrire garanzie ipotecarie ottenendo il mutuo facilmente. Il perito di De Nicola diede un valore di 19 milioni di euro ai beni mentre la banca di 20 milioni di euro. Addirittura un milione di euro in più.
Di Tizio, su Il Centro, smentisce le accuse. Dice che non ha nessun modo pilotato la pratica visto che il direttore portava al cda una proposta già vagliata dai tecnici. Per quello che riguarda il fratello e la cognata, dice che gli stessi avevano preso contatti con l’imprenditore perché lo conoscevano.
E la saga continua.