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Dunque, il tanto sognato, sperato e invocato cambiamento Rai è finalmente avvenuto. Forse. Siamo sicuri? Manco per niente. Eletto il solito consiglio d’amministrazione, con i soliti personaggi e, soprattutto, con gli stessi metodi. Antonio Del Furbo 

Ed è questo che conta: il resto è chiacchiera. In questa melma ovvio che a fare notizia è sempre il Movimento 5 stelle che in qualche modo si contraddistingue in positivo. Ma, diciamoci la verità, chiunque riuscirebbe ad emergere in un pollaio del genere.

Le speranze che in Rai potesse cambiare qualcosa sono cadute ieri quando sono stati resi i noti i nomi degli eletti del nuovo Cda. Il metodo lo ‘stessissimo’ dalla nascita della tv pubblica: il Cencelli.

Il ‘Manuale Cencelli’:”è un’espressione giornalistica – scrive Wikipedia – con cui si allude all’assegnazione di ruoli politici e governativi ad esponenti di vari partiti politici o correnti in proporzione al loro peso”. E ieri, ancora una volta, il Cencelli ‘post-rottamazione’, al grido di “Fuori i partiti della Rai”, ha rifatto capolino e ha ripiazzato nella Rai dei pochi, amici e compagni.

Siddi, Borioni e Guelfi sono stai nominati in quota Pd; Messa per Ncd; Diaconale e Mazzuca per Fi; Freccero per M5S e Sel. 

 

“Lottizzazione imbarazzante da manuale Cencelli” l’ha definita Alfredo D’Attorre, della minoranza dem. Peccato che la stessa minoranza Pd abbia a sua volta fatto il nome di Ferruccio De Bortoli.

Ma chi sono i ‘raccomandati’ del Cda Rai?

Guelfo Guelfi è stata la mente della campagna di comunicazione di Renzi nonché direttore della Florence Multimedia, società di comunicazione della Provincia di Firenze. Un caso? Probabilmente sì. Un altro caso, però, è quello di Rita Borioni è assistente parlamentare e viceresponsabile cultura del Pd. In passato è stata autrice del canale nato da una ‘costola’ di D’Alema, Red Tv. Poi c’è Franco Siddi, ex segretario dell’Fnsi.

Rientra anche Arturo Diaconale, vicinissimo a Berlusconi, giornalista e commissario straordinario del Gran Sasso. A seguire Giancarlo Mazzuca, ex deputato di Forza Italia, Paolo Messa, ex capoufficio stampa Udc.

L’unico consigliere apparentemente fuori dai giochi politici è quello proposto e poi eletto da Sel e M5S, Carlo Freccero. Sicuramente uno stimato professionista e uno che di televisione ne capisce. Un professinista, comunque, eletto per mezzo della politica e con una legge contestatissima da tutti: la legge Gasparri. “

“Abbiamo tenuto conto della sua decennale esperienza professionale come autore e dirigente televisivo – ha scritto Beppe Grillo sul suo blog – , della profonda conoscenza che ha del mezzo televisivo e del suo linguaggio e della prova di indipendenza data, in passato, mantenendo scelte editoriali coraggiose e scomode per le maggioranze in carica”.

Insomma, Freccero è lo stesso che ha iniziato la sua carriera televisiva negli anni ’80 nell’impero del ‘male’ di Silvio Berlusconi: Fininvest. Fu direttore di Canale 5 e Italia 1 e curatore della programmazione del canale Retequattro. Nel 1986 venne nominato da Silvio Berlusconi direttore dei programmi di La Cinq (prima tv privata francese). Poi, nel ’93, divenne consulente di Rai 1 e, poco dopo, direttore di Rai 2.

Freccero poi passò alla direzione di Rai4 e fu quello che, a causa di una telefonata dai toni forti ad un giornalista che aveva criticato la messa in onda della serie televisiva “Fisica o chimica”, si beccò una sospensione di dieci giorni dalla Rai e il blocco della trasmissione.

“Voglio Santoro e Grillo in Rai” ha già dichiarato Freccero. 

Chissà se il Consigliere d’amministrazione Rai, Carlo Freccero, pensa anche a dare opportunità ad autori e registi fuori dal cerchio magico della politica. Chissà se lo stesso Freccero pensa di creare quelle condizioni che a lui hanno permesso di crearsi una storia di alta professionalità nella tanto odiata (da lui) televisione commerciale.

Perché, diciamoci la verità, a parte le solite pantomime politiche, al Paese, ai giovani, alle industrie, servono opportunità e parità di accesso. Il resto è chiacchiera. Come quando Mentana si schifa della politica grazie alla quale lui è entrato in Rai.

Quante sono le opportunità oggi che in Italia possa spuntare un nuovo Freccero? Nulle. Ecco: il resto è chiacchiera.

“Io ho sempre lavorato come un mulo”

Sarà pure che la nuova preisdente Rai, Monica Maggioni, ha lavorato come un mulo per costruire la sua carriera, come lei stessa ha dichiarato, ma, forse, un tantino di politica l’ha anche aiutata. “Radici a sinistra, soprattutto per l’eredità paterna. Ma il lungo legame sentimentale con il giornalista Gian Micalessin, oggi editorialista de Il Giornale e da giovane militante del Fronte della Gioventù a Trieste, la mette in contatto con altri universi” scrive il Corriere.

Un legame professionale, tra l’altro, molto stretto con il direttore generale dell’azienda, Luigi Gubitosi che
ha assegnato a Rai News una dotazione economica ben superiore a tutte le altre testate. E, nonostante la Maggioni avesse a disposizione una redazione di 190 persone e con 120 impiegati per un totale di oltre trecento dipendenti, lo share del canale all news della Rai si è spesso attestata sotto lo 0,4% di share di media quotidiana.

E, come racconta Lettera 43, le questioni non finiscono qui. Ad aprile l’ormai ex direttrice di Rai News inviò tregiornalisti al salone del mobile di Milano per una settimana e offrire un’ampia pagina di approfondimento sul canale della rassegna. A curare la pubblicità dell’evento fu Dario Curatolo, “ovvero il fidanzato della Maggioni”. 

Non solo. Uno dei servizi da Milano fu firmato da Laura Squillaci, “la fidanzata del socio di Dario Curatolo”, sottolineano a viale Mazzini.

Tra l’altro, Maggioni e Curatolo avrebbero firmato, pagati dalla Rai (TG1 e Rai Cinema) un documentario chiamato Ward 54. Come riportato dal Fatto da Expo fu pagato (90 mila euro) il documentario Exchanges, Expo cambia il mondo.

Infine la Maggioni fa parte del board di Rai Expo, probabilemtne in conflitto di interessi con il suo nuovo ruolo. 

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