Secondo gli inquirenti i due politici abruzzesi sarebbero stati oggetto di ricatto a partire dalla minaccia di realizzare un film hard.
L’inchiesta, portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, ha fatto luce su una presunta organizzazione di quattro persone con il fine di estorcere soldi alla senatrice aquilana, Stefania Pezzopane e al governatore emerito della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi.
Le indagini preliminari condotte dal procuratore capo, Fausto Cardella e dal sostituto Antonietta Picardi, hanno evidenziato un articolato sistema che, attraverso manipolazioni fotografiche, ha generato una serie di scatti, tra cui, quello di un bacio sulla guancia davanti la sede della Regione, tra lo stesso Chiodi e una candidata al consiglio regionale. Non solo. Gli indagati avrebbero avuto a disposizione importanti informazioni su una presunta distrazione di bilancio regionale finite alle Pari Opportunità, presieduta da Letizia Marinelli. Quindi la denuncia di Chiodi alla Digos.
Nell’inchiesta sono finiti Gianfranco Marrocchi, Raimondo Onesta, Marco Minnucci e Giovanni Volpe.
L’ex governatore Chiodi sarebbe stato contattato più volte e in maniera pressante per indurlo a versare cospicue somme di denaro in cambio dello ‘stop’ alla realizzazione del film “Una Camera per due” sulla sua relazione segreta con Letizia Marinelli, consigliera regionale di Parità. Secondo quanto riporta il Messaggero, Onesta avrebbe sollecitato l’ex governatore d’Abruzzo a contattare Marrocchi (produttore del film) e Volpe (regista del film) per elargire 35mila euro, e bloccare la produzione del docu-film. Nella pellicola avrebbe dovuto esserci anche un’intervista con Letizia Marinelli.
L’accusa per Minnucci e Marrocchi è quella di aver dato in pasto ad un quotidiano nazionale una foto con Stefania Pezzopane e il suo fidanzato, Simone Coccia Colaiuta, in una vasca idromassaggio e in compagnia di un ex pregiudicato. In questo caso Marrocchi avrebbe chiesto alla Pezzopane denaro per un finanziamento in cambio del blocco di ulteriori articoli denigratori sulla sua persona. A quel punto la senatrice ha denunciato l’estorsione.
MARROCCHI:“FALSITA’ SUL MIO CONTO”
Raggiunto telefonicamente, Gianfranco Marrocchi ha riferito di essere in ottimi rapporti con la senatrice Pezzopane e di essere stupito per la decisione dei giudici.
“Oggi sono stato rimandato a giudizio per delle vicende politiche che riguardano l’ex governatore dell’Abruzzo e la senatrice Stefania Pezzopane” scrive Marrocchi sul profilo Facebook, “e la notizia sta facendo il giro dei mass-media, riportata anche in modo disonesto e di comodo. Sono tutte accuse inventate di sana pianta, e ci sono numerose prove a confortare le mie affermazioni, ma si sa bene che quando si toccano i poteri forti si corrono dei rischi. Io non ho nulla da temere e da nascondere, mentre i politici in questione non credo possano dire la stessa cosa. A breve, ne vedrete delle belle, perché non sono disposto ad essere la vittima sacrificale di certi discutibilissimi politicanti e di certa magistratura. Nel caso qualcuno non gradisse più la mia amicizia su Facebook, è pregato di dirmelo apertamente e di cancellarsi”.
MARINELLI:“NON HO PARTECIPATO AL DOCU-FILM PERCHE’ NON C’ERANO GARANZIE”
Letizia Marinelli ha riferito a Zone d’ombra che rispetto alla sua eventuale partecipazione nel docu-film aveva avanzato, all’epoca dei fatti, delle precise richieste proprio a Gianfranco Marrocchi.
“Inizialmente mi ero resa disponibile non perché dovessi essere la protagonista del film ma perché la mia doveva essere un’intervista che raccontasse le cose realmente accadute” spiega Marinelli. “La cosa importante e fondamentale che chiesi a tutela della mia immagine e, soprattutto, del ruolo che rappresentavo e rappresento, era quella che la mia dichiarazione doveva essere inserita in un contesto credibile. Ed è per questo che feci delle precise richieste: pretesi che mi lasciassero una copia della sceneggiatura, indicazioni sul preciso punto d’inserimento del mio intervento e un accordo scritto firmato davanti all’avvocato. Ma l’accordo, non certo per mia volontà, non fu fatto”. chiesto loro l’incontro e non io. incontrati con dei precisi paletti.
La Marinelli tiene a precisare di essere stata insistentemente cercata da Marrocchi fino a quando, un giorno, l’avrebbe ricevuto in maniera ufficiale nel suo ufficio regionale. “Marrocchi mi cercava ma è stato arginato dalla mia segretaria. Una volta stavo andando in Regione e lo incontrai, mi fermò e iniziò a parlare. Lo feci salire. Ad un successivo incontro mi fece conoscere il regista Volpe”.
MINNUCCI:”RINGRAZIO MIO PADRE DI NON AVERMI FATTO DI SINISTRA”
A stretto giro arrivano anche le dichiarazioni di Marco Minnucci:“Mi ritengo completamente estraneo ai fatti e vittima di una macchina del fango da parte della sinistra e delle testate di sinistra. L’unico clan che vedo in questo momento è quello di alcuni esponenti politici di sinistra, di certa magistratura di sinistra e di alcune testate di sinistra.
Le testate che hanno parlato di “Banda”, “Clan” e hanno messo i 4 indagati sullo stesso calderone verranno prontamente querelate, in quanto mi sembra doverosa la precisazione per cui si tratta di due procedimenti giudiziari separati: quello che riguarda l’amico Gianni Chiodi, sul quale io non c’entro nulla e quello assurdo e inventato di sana pianta che riguarda la Senatrice Pezzopane.
Mi si accusa di aver svolto la mia attività su Liberoquotidiano a scopo estorsorio. Credo che tutti possano andare sul sito di Liberoquotidiano, digitare il mio nome, vedere gli articoli sulla Pezzopane e valutare liberamente se mai dalla mia penna è uscito qualcosa di vagamente diffamatorio.
Per giunta, come potete constatare, non ho mai firmato alcun articolo che fa riferimento a quella foto sulla piscina.
Come ripeto sono completamente estraneo ai fatti e alle bugie che stanno pubblicando in queste ore.
Le persone che mi conoscono sanno benissimo la mia condotta, sempre ispirata all’etica, all’onestà.
Quanto alle tante persone che stanno intasando il mio telefono a caccia di una dichiarazione, posso solo rispondere con questa frase: ringrazio mio padre di non avermi fatto di sinistra.”
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