Ci sarebbe tanto da dire sulla giustizia italiana e su certi atteggiamenti assunti negli ultimi venticinque anni. Troppo. Questa volta, però, i toni devono rimanere bassi per meglio far udire le parole pronunciate da un magistrato dopo aver appreso la notizia di un suicidio indirettamente collegato ad una sua inchiesta. Antonio Del Furbo
Corrado Carnevali è a capo della Procura di Monza e, nei giorni scorsi, aveva ordinato gli arresti, per un presunto traffico illecito di medicinali, per Marco Menetto e sua moglie Valentina Drago. I coniugi, entrambi farmacisti, avrebbero, secondo l’accusa, importato farmaci non autorizzati dall’estero. In realtà, per la difesa, si è trattato di importazione parallela di prodotti non di marca e un’inchiesta che in breve tempo verrà ridimensionata. E, a quanto pare, gli avvocati non avevano tutti i torti visto che la signora Drago è stata scarcerata dal Tribunale del Riesameproprio perché i giudici avrebbero ritenuto inconsistenti gli elementi tali da giustificare l’arresto. Menetto è rimasto agli arresti fino a ieri mattina, scarcerato dopo il suicidio del padre.
Mancavano pochi minuti alla mazzanotte quando Francesco Menetto, puericultore genovese, ha chiamato il figlio al telefono avvertendolo che sarebbe rincasato più tardi per motivi di lavoro. Un’ora dopo, all’una circa, il signor Francesco e la moglie hanno raggiunto via Podestà con l’auto e l’hanno posteggiata. I due coniugi si sono avviati verso un muraglione. Menetto ci è salito, ha scritto un sms al figlio e si è buttato. La moglie avrebbe cercato di far desistere il marito e sarebbe stata trovata in stato confusionale dalla polizia giunta sul posto dopo essere stata avvertita dai passanti. “Apri il cassetto del mobile… lì c’è una busta, è importante…” ha scritto nel messaggio al figlio. All’interno è stata trovata una lettera di scuse e dei soldi.
Marco a quell’ora dormiva:“Non potevo immaginare una cosa del genere era sconvolto per queste accuse che mi erano piovute addosso” ha riferito dopo aver appreso la tragica notizia.“Mio padre era una persona seria, coscienziosa e non aveva mai trasgredito le regole, nemmeno un divieto di sosta. In questa storia non c’entrava assolutamente nulla, come me e mia moglie del resto”. E ancora:“Adesso sono libero, ma a che prezzo? Ho perso mio padre e stavo per perdere anche mia madre”.
Parole che toccano, eventi che lacerano cuore e anima di chiunque. Ma, forse, non del procuratore Capo Carnevali che sulla vicenda ha detto:“Non dovremmo indagare?”.“Dispiace, dispiace… però sono cose sempre accadute. Ci ricordiamo Mani Pulite e i suicidi eccellenti? Che cosa dovremmo fare noi magistrati, smettere di indagare su chi commette degli illeciti?”.
Quindi la precisazione:“Ho espresso il mio dispiacere per la scomparsa del medico genovese – ha Carnevali – Le mie parole forse sono state travisate perché si riferivano alla ormai presa di posizione continua contro la magistratura, di cui mi dispiaccio. Il lavoro dei magistrati è quello di fare indagini, sono i giudici poi a decidere i provvedimenti di custodia”.
Nessuno impedisce alla magistratura di indagare. Nessuno vuole un’Italia in cui delinquenti e profittatori che tengano in ostaggio una nazione. Allo stesso modo vorrei persone, come ad esempio in magistratura, che stiano un po’ più attenti a rilasciare dichiarazioni di questo tipo. Specie dopo un suicidio.