Per una volta qualche dirigente Rai o qualche funzionario Rai si sarebbe potuto permettere uno scatto d’orgoglio e programmare il film su una rete generalista. E invece anche questa volta la tv di Stato ha dato del suo peggio.
Era l’occasione giusta per far conoscere alla massa cosa è successo quella notte del 21 luglio del 2001 a Genova nella caserma Diaz. Niente, nulla. Meglio Una grande famiglia 3 su Raiuno, un Made in Sud su Raidue e il solito Ballarò su Raitre. La solita melassa, il solito nulla assoluto.
Come si fa a programmare un film premiato dal pubblico di Berlino, accolto da un silenzio raggelante e vivo da quello di Genova e applaudito dal festival di Bari? Impossibile. Che vogliamo veramente far assomigliare la Rai alla Bbc? Ma siamo pazzi? Meglio i Giannini, i Santori, i Travagli e i Gomez. Meglio programmare, se proprio non se ne può fare a meno, Diaz su un canale secondario, meglio se in seconda serata. È così è stato. Diaz è su su Raimovie ora alle 23.30.
Eppure il film di Daniele Vicari ha svelato con fine sapienza cinematografica una verità troppo difficile da raccontare. Una sete di verità tornata ancora più forte con la recente sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per tortura per quei fatti del luglio 2001. Diaz ha ricostruito gli attimi e le storie di quelle donne e uomini, in divisa e abiti civili, che quella notte si trasformarono in vittime e carnefici.
In quella dormivano e riposavano ragazze e ragazzi che il giorno dopo sarebbero ripartiti per le loro città. Tra chi decise di restare a Genova ancora per una notte, ci fu anche Anselmo (Renato Scarpa), anziano militante Cgil e Alma (Jennifer Ulrich), giovane tedesca che dopo essere rimasta scioccata dalle violenze a cui ha assistito durante le manifestazioni, decide di occuparsi assieme ad altri ragazzi come Marco. Si sentono gli umori degli agenti del VII nucleo, comandato dal vicequestore aggiunto di Roma, Max Flamini, che entrarono nella scuola a eseguire il massacro. Furono 93 le persone arrestate dalla polizia che si rese protagonista di uno dei più efferati episodi di violenza della cronaca degli ultimi vent’anni. Nelle immagini del film corpi dei ragazzi massacrati in maniera fredda e meccanica. Centoventi minuti di inferno di urla e paura.
E forse quelle immagini dovevano essere viste. Da tutti. In prima serata.