A Vasto spunta un dossier sulla gestione dei rifiuti
Abruzzo sempre più terra di mafia, traffici illeciti e di avanguardia sui diritti negati. Quando si pensa di aver toccato il fondo ecco che ci troviamo nuove storie e nuovi abusi da raccontare come se fossimo in un docu-film ambientato nell’America anni settanta. Per noi che facciamo questo lavoro per passione e per soldi l’Abruzzo è un cantiere sempre aperto e su cui investire per i prossimi anni. Guardia di finanza e Digos di Chieti hanno consegnato un avviso di garanzia a tre persone tra soci e dirigenti della Pulchra srl di Vasto che si occupa della gestione e dello smaltimento dei rifiuti in città. La società, a capitale misto, di cui il 51% appartenente al Comune di Vasto e il 49% di Sapi srl, ha sforato il limite del 30% del valore subappaltabile e non ha mai avuto l’autorizzazione dal Comune al subappalto. I tre indagati sono: Giovanni Petroro, ex amministratore delegato della Pulchra, Enrico Tilli, presidente della società, ed Ezio Di Santo, membro del Consiglio di Amministrazione. I lavori di subappalto, come spiegano il tenente colonnello Gabriele Miseri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Chieti e di Patrizia Traverso della Digos della Polizia di Stato di Chieti, sono stati affidati dalla Pulchra ad altre società private tutte facenti capo a Petroro. Quindi un enorme conflitto d’interessi per l’ex amministratore delegato dimessosi stranamente qualche tempo fa dalla stessa Pulchra e, inoltre, un grave atto per aver destinato alle società lavori per oltre il 30% consentito per legge. Già perché a Febbraio Gianni Petroro lasciò l’incarico nonostante la società fosse in attivo; i dati del documento contabile evidenziarono un utile d’esercizio netto pari a 514.843 euro. Furono fatti ulteriori investimenti per 600mila euro e proprio il sindaco Luciano Lapenna commentò la notizia dicendo che “a differenza di altri comuni siamo di fronte non a una società passiva ma a una partecipata pubblica che registra utili, che svolge un grande servizio per la collettività e che si appresta a svolgere un ruolo sempre più importante non solo su questo territorio ma anche in ambito regionale e nazionale”. Strano caso quindi quello di abbandonare la società e strano anche il caso che l’allora poltrona di Petroro fu presa da Giovanni Di Martino ex sindaco di Gissi e compaesano dell’attuale sindaco di Vasto. Dopo il decorso del termine per le richieste difensive, la Procura della Repubblica di Vasto, che ha coordinato le indagini, valuterà l’eventuale citazione a giudizio degli indagati. Intanto Stefano Moretti e Riccardo Alinovi rispettivamente delle associazioni Aia (osservatorio antimafia d’inchiesta) e Codici, tornano all’attacco con un dossier che presenteranno alla Procura antimafia e denominato Apriti sesamo. Il faldone si concentra sostanzialmente su due questioni: il trattamento economico e contrattuale dei dipendenti e i finanziamenti erogati dall’amministrazione comunale alle associazioni che si sono occupate dell’avvio della raccolta differenziata. Dal dossier viene fuori che i giovani utilizzati per la campagna informativa non erano assunti e i lavoratori della Pulchra appartengono ad una cooperativa che li paga 5 euro l’ora e senza maggiorazione del 50% per il lavoro notturno; tutto ciò senza applicare il contratto nazionale sottoscritto da Federambiente. “Il Comune ha speso 72mila euro per pagare l’Arci, il Wwf, Legambiente e Giacche verdi che hanno che hanno mandato in giro persone non assunte e senza alcuna copertura assicurativa. Chi certifica che sono stati regolarmente pagati?” commenta Alinovi. Le richieste degli autori del dossier sono semplici: “commissariare il consiglio d’amministrazione della Pulchra, sciogliere la società, revocare la convenzione per la gestione dell’igiene urbana e indire subito un bando europeo. La Pulchra ha gestito, da quando è stata creata, 100 miliardi delle vecchie lire”. Il punto cardine è la logica del sub-appalto: la grande azienda vince il bando e poi, per pochi spiccioli, fa realizzare il lavoro a imprese locali che a loro volta costringono i lavoratori a stipendi da fame. Proprio per salvaguardare i diritti degli operai si ricorrerà ad una class action tramite Gianni Menna e Carmine Di Risio, di Codici. Moretti rincara la dose: “La politica è stata assente. Sinistra, centro e destra non hanno tenuto conto della lettera che scrissi sui costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Vasto” in cui, tra l’altro, lo stesso Moretti fu querelato e assolto. La situazione a Vasto è molto torbida. Questi atteggiamenti e commistioni sono decisamente riprovevoli; speriamo che presto si faccia luce sulla vicenda e la legge faccia il suo corso nel più breve tempo possibile. Sarebbe ora di colpire in maniera esemplare chi continua a ritenere che il lavoro sia una concessione e non un diritto. La politica si svegli e torni ad avere quel ruolo che gli spetta: l’amministrazione della cosa pubblica nell’interesse della collettività.
di Antonio Del Furbo