Lanfranco Venturoni: la mia sanità pubblica
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Quindici anni. Tanto è durato il percorso giudiziario che ha coinvolto Lanfranco Venturoni, ex assessore regionale alla Sanità in Abruzzo, e Gianni Chiodi, all’epoca presidente della Regione.

Lanfranco Venturoni: la mia sanità pubblica. Al centro della vicenda giudiziaria, le accuse di abuso d’ufficio, falso e violenza privata, legate alla gestione dei tetti di spesa delle cliniche private nel 2010.

Il tribunale ha scritto la parola fine: assoluzione piena, perché “il fatto non sussiste”. Ma quello che resta, dopo tre lustri di udienze, rinunce e attacchi, è il silenzio. Nessuno oggi sembra voler raccontare questa storia. Nessuno, tranne Venturoni.

Nel corso della nostra intervista esclusiva, l’ex assessore ripercorre le tappe della vicenda giudiziaria e getta uno sguardo crudo e diretto sul rapporto tra Regione Abruzzo e sanità privata, denunciando una rete opaca di potere, favoritismi e scelte politiche condizionate.

Il contesto: una sanità in ginocchio e un sistema distorto

Mentre la Regione Abruzzo affondava nei debiti (oltre 150 milioni di euro l’anno solo per la sanità), venivano attivate cartolarizzazioni da centinaia di milioni di euro, che hanno trasformato i crediti futuri in mutui da rimborsare con interessi salatissimi.

In parallelo, Venturoni racconta l’esistenza di un “libro giallo della sanità”, in cui veniva documentato l’afflusso di oltre 15 miliardi di lire alle cliniche private abruzzesi nell’ambito della chiusura dei manicomi. Un rapporto sbilanciato tra pubblico e privato, che ha alimentato sospetti e tensioni.

Il caso Angelini e l’aggressione a Venturoni

Impossibile ignorare la figura di Vincenzo Angelini, titolare della clinica Villa Pini e protagonista della famigerata inchiesta “Sanitopoli”. Le sue accuse diedero il via al terremoto politico-giudiziario che travolse Del Turco e aprì la strada a una lunga serie di procedimenti.

Proprio Angelini fu al centro del collasso finanziario della struttura, che portò anche a momenti di tensione estrema: Venturoni venne aggredito verbalmente e fisicamente da alcuni dipendenti della clinica, esasperati per la perdita del lavoro. Un episodio che segnò profondamente il clima politico e sociale dell’epoca.

La rinuncia alla prescrizione e il peso della giustizia

Un dettaglio troppo spesso ignorato: sia Venturoni che Chiodi rinunciarono alla prescrizione, scegliendo di affrontare il processo fino in fondo, pur potendone uscire per scadenza dei termini. Una scelta netta, per ottenere un’assoluzione nel merito.

Altro dettaglio cruciale: i fatti risalgono al 2010, ma le indagini partono solo nel 2014, guarda caso a ridosso delle elezioni. Una tempistica che alimenta dubbi sull’equilibrio tra giustizia e politica, che lo stesso Venturoni analizza con lucidità e amarezza.

Il potere delle cliniche e il silenzio della stampa

Nell’intervista, l’ex assessore non risparmia critiche neppure ai media. Secondo Venturoni, molte cliniche private esercitavano un potere non solo economico, ma anche mediatico, influenzando il racconto giornalistico e condizionando la percezione pubblica.

Un sistema nel quale i fornitori sanitari privati diventavano attori politici a tutti gli effetti, in grado di spostare equilibri, pilotare narrazioni e stringere alleanze trasversali.

Oggi, la voce di chi ha pagato e non è stato creduto

L’intervista a Lanfranco Venturoni non è solo un resoconto. È un atto di memoria, di restituzione pubblica.

Dopo anni di silenzio, l’ex assessore rivendica il diritto di raccontare la propria versione, dopo una lunga battaglia processuale conclusa con l’assoluzione.

Zone d’Ombra TV ha scelto di raccogliere quella voce, perché il diritto all’informazione è anche questo: dare spazio a chi ha attraversato il fuoco e ha qualcosa da dire, ancora oggi, a chi quel fuoco lo vive.

👉 L’intervista video integrale è disponibile sul nostro canale YouTube.

Gianni Chiodi e il silenzio degli assolti

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