In Lombardia scoppia un nuovo caso che sa di beffa: 200 letti d’ospedale acquistati nel pieno dell’emergenza Covid, mai utilizzati perché privi di certificazioni e ora abbandonati in un magazzino.
Ospedali, fondi pubblici e sprechi: il caso dei 200 letti fantasma in Lombardia. Un’altra storia che racconta sprechi e inefficienze nella gestione della sanità pubblica.
Secondo quanto riportato dal quotidiano La Provincia di Como, i letti in questione sono stipati nei locali dell’ex ospedale Sant’Anna di Como, senza che nessuno possa farne uso. Il caso è approdato anche in Consiglio regionale grazie a un’interrogazione del Partito Democratico, che ha chiesto chiarimenti su costi, responsabilità e destinazioni future di questa fornitura fantasma.
Un acquisto costoso e inutile
Nel marzo 2020, mentre l’Italia era travolta dalla prima ondata di Covid e gli ospedali erano allo stremo, la Regione Lombardia ha acquistato, tramite la centrale acquisti Aria Spa, 200 letti ospedalieri dalla società indiana Surgimill Medical Systems Private Limited. Il costo? 222.328 euro.
Ma quei letti, come ha spiegato l’assessore al Welfare Guido Bertolaso in aula, non erano destinati all’ospedale in Fiera, la mega struttura d’emergenza che ha sollevato più polemiche che elogi. In realtà, l’acquisto sembra essere stato fatto senza le dovute verifiche. Ciò perché la società fornitrice non ha mai rilasciato le certificazioni di conformità alle normative ISO, rendendo i letti inutilizzabili nelle strutture sanitarie italiane.
Una battaglia legale ancora in corso
Di fronte a questa situazione, Aria Spa ha avviato un’azione legale contro Surgimill. Nel 2023, il Tribunale di Milano ha dichiarato la risoluzione del contratto e stabilito che la società indiana deve rimborsare la Regione. Ma, ad oggi, quei soldi non sono ancora tornati indietro e, nel frattempo, i letti restano accatastati a prendere polvere.
“La Regione Lombardia, al momento, non può fare nulla: siamo custodi di letti che non ci appartengono”, ha spiegato Bertolaso. Tradotto: i letti non si possono usare e la Regione non può nemmeno cederli liberamente a chi ne ha bisogno, perché il contenzioso con il fornitore è ancora aperto.
L’ipotesi Ucraina: una toppa su un buco
Ma c’è un nuovo colpo di scena: i letti potrebbero finire in Ucraina. La Regione Lombardia ha ricevuto una richiesta da parte delle autorità ucraine, che hanno bisogno di 233 letti per le zone di guerra. E siccome in questo contesto le certificazioni europee non sono un problema, la soluzione potrebbe essere proprio questa: girare il materiale a Zaporizhzhia, una delle città più colpite dal conflitto con la Russia.
L’idea di donare questi letti all’Ucraina è stata proposta come via d’uscita per evitare che l’intera fornitura resti inutilizzata. Tuttavia, la Regione dovrà prima trovare un accordo con la società indiana, visto che, formalmente, il materiale sanitario non è ancora di proprietà lombarda.
Spreco su spreco: il copione che si ripete
Questa vicenda si inserisce in una lunga lista di sprechi di fondi pubblici nella gestione dell’emergenza Covid. Non è la prima volta che la Regione Lombardia finisce sotto i riflettori per acquisti discutibili: basti ricordare la vicenda delle mascherine fantasma, dei respiratori mai arrivati e dei camici pagati a peso d’oro.
Ancora una volta, si scopre che milioni di euro sono stati spesi senza un vero controllo. Il risultato? Materiale sanitario fermo nei magazzini e una battaglia legale che potrebbe durare anni. Nel frattempo, i cittadini lombardi restano a guardare, mentre si chiedono quanti altri fondi pubblici verranno gettati al vento senza che nessuno paghi il conto.
Se il caso dei 200 letti verrà risolto con la donazione all’Ucraina, resta comunque una questione aperta: chi risponde di questo ennesimo spreco? E soprattutto, quando verranno restituiti alla collettività quei 222.328 euro buttati via?