Giuseppe Repetto, il professionista che si è ritrovato tre colpi d’arma da fuoco nel suo studio, ha detto agli inquirenti di non aver mai ricevuto minacce o intimidazioni.
I colpi sono stati esplosi a breve distanza dalla saracinesca dello studio tecnico del professionista. Una intimidazione nei confronti dello stesso Repetto il quale si sarebbe più volte occupato di abusi edilizi nel Cerialese scatenanando l’ira di esponenti di spicco del tessuto mafioso locale.
Il sindaco Ennio Fazio si è detto colpito da un evento così grave che mai si era verificato in città. Eppure a Ceriale la mafia ha messo piede da tempo e, forse, la politica non se n’è ancora accorta. Nel savonese sono ben radicati boss che impartiscono ordini dentro e fuori la Liguria.
Il regista della ‘ndrangheta del Nord Ovest, di cui decide vita, morte, miracoli ed esecuzioni, è Carmelo Gullace. E, come se non bastasse, esiste anche un dossier con nomi e cognomi di tutti gli affiliati che avrebbero eseguito, tanto per cambiare, la volontà del boss di sostenere candidati politici del savonese.
E chi sarebbero questi politici? Non si sa visto che i due pm che si sono occupati dell’inchiesta, Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino, sono stati destinati ad altri incarichi. Le carte però raccontano fatti. E i fatti sono che Carmelo, detto ‘Nino’, ufficialmente operaio di cava, è un personaggio coinvolto in omicidi e sequestri. Suo braccio destro è Antonio Fameli, già arrestato per reati finanziari. Una serie di casi che, all’indomani di un vertice tra magistrati e procure del Nord Italia, su infiltrazioni della ‘ndrangheta, sono finiti davanti all’antimafia della Dda calabrese.
In un rapporto del 2012 della Fondazione Antonino Caponnetto, si legge che “la Liguria non è terra di mafia ma la mafia c’è e rischia di colonizzare la regione e si presume che il suo fatturato oscilli tra 10 e 11 miliardi di euro“. In particolare a Savona:”I recenti casi di corruzione politica relativi agli appalti ed al connesso ‘movimento terra’ destano grande preoccupazione. E’ altamente probabile che ci possa essere una locale anche a Savona in base a quanto scritto nella relazione sulla ‘ndrangheta della commissione antimafia diretta nel 2008 da Francesco Forgione. La presenza abbastanza frequente di roghi nei cantieri desta preoccupazione. Nel savonese inoltre non vi risiede solo la ‘ndrangheta ma anche gruppi di cosa nostra provenienti da Gela ed operanti anche in Lombardia. Di recente sono stati effettuati numerosi arresti”.
In mezzo a tutto questo pare esserci anche qualche uomo ecclesiastico:”ho denunciato e so della gestione finanziaria ed amministrativa, delle ‘porcherie’ della Chiesa, degli intrecci tra Ior, massoneria e ‘ndrangheta.” La denuncia arrivò nel 2013 dall’ex economo della Diocesi savonese, don Carlo Rebagliati il quale raccontò dello SCAVO-TER, dell’incarico a monsignor Calcagno, ex Vescovo di Savona, per la gestione delle ‘case romane’, del business di Propaganda Fide legate alla cricca di Anemone-Balducci. Parlò dei soldi dello IOR presi dalla ‘ndrangheta per poi essere riciclati e protetti nella banca vaticana.
Altri 6 milioni di euro confiscati ad aprile scorso a Giuseppe Cangemi, residente a Ceriale, e con sulle spalle bancarotta fraudolenta, detenzione e porto illegale di armi e munizioni, fino ad usura ed esercizio abusivo della professione finanziaria.
“Quello, come l’estremo ponente del savonese, da decenni è territorio dei Gullace-Raso-Albanese” ricorda Luigi Tenderini, Fondatore del Movimento Catena Umana. “Ad Albenga ci sono i loro uomini, a partire dal Gullace Elio (GIUMAR SRL) che con il Pronesti Rocco detto “u lupu” (pluriomicida ed anche lui da anni dimorante ad Albenga dove si è trasferito da Orbassano) si recò armato a Torino per ammazzare il giudice istruttore che osò arrestare il Gullace Carmelo”.
Christian Abbondanza, Presidente della Casa della Legalità, esprime massimo disprezzo verso il clan:“Comunque… signori componenti del sodalizio ‘ndranghetista dei GULLACE-RASO-ALBANESE, sappiate che sappiano chi siete, i vostri nomi e cognomi, i vostri volti, le vostre attività ufficiali e quelle non… Non vi daremo tregua… Vi conviene costituirvi, confessare, abbassare una volta per tutte il capo e consegnare il maltolto, quello che avete rubato, quello che avete estorto, quello che avete guadagnato seminando dolore e morte. Non avrete scampo… ed è inutile che cerchiate di fare paura, di intimidire, con i vostri atteggiamenti… Siete luntruni e nulla d’altro e come tali finirete, presto!”.
Lo stesso Abbondanza che durante il processo per ‘ndrangheta ‘La Svolta’, Vincenzo Marcianò, il figlio del presunto di boss di Ventimiglia, Peppino, lo ha minacciato. “Pezzo di m…a” gli ha urlato Vincenzo mentre accompagnava il padre con la sedia a rotelle. Un clima teso anche per le minacce subite dal pm Giovanni Arena, messo sotto protezione.
Forse Ceriale non è proprio isola felice.
Antonio Del Furbo