In tribunale finalmente si avvia il processo sul sito inquinato
Oggi, al tribunale di Pescara, è stato dato il via al processo relativo alla discarica di Bussi. Sono passati quasi cinque anni da quando il corpo forestale dello Stato scoprì la discarica di rifiuti, che fu presentata poco dopo come la più grande d’Europa. La superficie è talmente vasta che riguarda 500 mila tonnellate di rifiuti tossici, nel mezzo del parco nazionale del Gran Sasso e della Majella e in prossimità del fiume Pescara. Il processo ha come imputati ben 19 persone che hanno lavorato come amministratori e dirigenti del gruppo Montedison e del polo chimico responsabile del disastro. Le circostanze e gli avvicendamenti di questo polo chimico, dalla sua nascita a oggi, sono tanti ma nel 2007, l’anno della scoperta del sito, rappresentava un segmento della Solvay (il passaggio dalla Montedison alla Solvay era avvenuto nel 1999). Tra i veleni presenti nella lunga lista di quelli riscontrati nella discarica, ci sono il cloroformio, il tetracloruro di carbonio, l’esacloretano e il percloroetilene, senza citare la lista dei metalli pesanti. Le conseguenze dell’inquinamento delle falde acquifere sull’uomo sono ancora in fase di accertamento. Stamattina è iniziata finalmente la trattazione delle questioni preliminari, presiedute dal giudice Antonella Di Carlo. Il reato contestato oggi (fino allo scorso novembre era di avvelenamento) è di adulterazione delle acque, quelle stesse acque che per anni sono finite nelle case dei cittadini. Nel frattempo, dal 2007 a oggi, l’opera d’intervento per bloccare la contaminazione delle acque, a quanto pare non è ancora iniziata: della bonifica è stato fatto solo un preventivo (servirebbero 150 milioni di euro) e l’area è stata coperta con dei teloni per limitare i danni da infiltrazioni di acqua piovana. Nonostante la copertura, stranamente il fiume continua a essere veicolo di sostanze tossiche …
di Maria Teresa Avolio