Ignazio Pullarà all'ombra di Cosa Nostra
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Ignazio Pullarà, figura chiave di Cosa Nostra, torna al centro dell’attenzione con il recente permesso premio dopo decenni in regime di 41-bis.

Ignazio Pullarà all’ombra di Cosa Nostra. La video inchiesta esplora la sua ascesa, i legami con i Graviano, il ruolo nella mafia palermitana e le polemiche che questa decisione ha suscitato. Un viaggio nelle ombre del potere mafioso e nei dilemmi della giustizia italiana.”

Testo per video inchiesta su Ignazio Pullarà


Ignazio Pullarà: un nome che ha segnato un’epoca oscura della criminalità organizzata in Italia. Figura centrale di Cosa Nostra, Pullarà è stato per decenni un simbolo del potere mafioso che si insinua nelle pieghe dello Stato, che detta legge attraverso la violenza, il silenzio e la paura.

Nato a Palermo nel cuore del quartiere Brancaccio, Pullarà non è un semplice esecutore della mafia: è un uomo che ha gestito potere e segreti con un’abilità quasi chirurgica. Secondo gli investigatori, è stato uno degli artefici dell’ascesa della famiglia mafiosa di Brancaccio, una delle più potenti nella Palermo degli anni ’80 e ’90.


Gli inizi e l’ascesa nella gerarchia mafiosa

Negli anni ’70 e ’80, Pullarà era già noto alle forze dell’ordine come uno dei fedelissimi della famiglia Graviano. La sua capacità di muoversi nell’ombra e di mantenere salda la disciplina all’interno della cosca lo portarono presto a gestire traffici illeciti di vasta portata. Non solo droga, ma anche racket, estorsioni e il controllo di appalti pubblici: ogni affare che passava per Brancaccio doveva ottenere il placet di Ignazio Pullarà.

Il suo nome compare in numerosi verbali di collaboratori di giustizia, i cosiddetti “pentiti” che hanno fatto tremare i vertici di Cosa Nostra. Uno di questi, Gaspare Spatuzza, lo ha descritto come un uomo freddo e risoluto, capace di pianificare omicidi con la stessa lucidità di un generale in guerra.


I legami con i Graviano e le stragi

Il legame di Pullarà con Giuseppe e Filippo Graviano lo ha reso un tassello chiave durante gli anni delle stragi mafiose. Anche se non risulta direttamente coinvolto nelle bombe che hanno insanguinato l’Italia nel 1992 e 1993, molti investigatori ritengono che fosse tra coloro che gestivano la “logistica” di Cosa Nostra in quegli anni.

Un ruolo che Pullarà ha sempre negato, ma che non ha impedito alle autorità di arrestarlo nel 1995. Da allora, è stato detenuto in regime di 41-bis, il carcere duro riservato ai mafiosi di alto profilo. Un sistema pensato per spezzare i legami tra i boss e l’organizzazione, ma che spesso si è rivelato inefficace nel frenare il loro potere.


Il permesso premio e le polemiche

Dopo quasi trent’anni dietro le sbarre, Ignazio Pullarà ha recentemente ottenuto un permesso premio. Una decisione che ha suscitato un’ondata di polemiche e domande. Come è possibile che uno degli uomini simbolo di Cosa Nostra, condannato per reati gravissimi, possa ora godere di momenti di libertà?

Secondo i legali di Pullarà, l’uomo avrebbe mostrato segnali di ravvedimento e un comportamento irreprensibile durante la detenzione. Ma questa versione non convince tutti. Le associazioni antimafia hanno espresso preoccupazione, temendo che questo permesso possa essere interpretato come un segnale di debolezza dello Stato.

A fare eco a queste preoccupazioni è anche il mondo politico. Alcuni parlamentari hanno chiesto un’interrogazione al Ministero della Giustizia, evidenziando come permessi del genere possano mettere a rischio la credibilità delle istituzioni e la sicurezza dei cittadini.


Le ombre sui possibili legami attuali

La domanda che in molti si pongono è: Ignazio Pullarà è davvero fuori dai giochi? Oppure, nonostante il carcere, continua a esercitare una qualche forma di influenza su Cosa Nostra? Le indagini recenti della Direzione Distrettuale Antimafia hanno rivelato che molte figure di spicco della mafia, pur dietro le sbarre, riescono ancora a comunicare ordini attraverso canali insospettabili.

Alcuni rapporti parlano di una rete di familiari e fedelissimi che avrebbero continuato a portare avanti gli interessi della famiglia mafiosa di Brancaccio, garantendo a Pullarà una sorta di “eredità” criminale.


Il peso delle vittime

Dietro il nome di Ignazio Pullarà ci sono storie di dolore e di vite spezzate. Famiglie distrutte dalle estorsioni, imprenditori ridotti in rovina, giovani vite stroncate dalla violenza mafiosa. Le sue azioni hanno lasciato un’impronta indelebile in una Palermo che cerca ancora oggi di liberarsi dal giogo della criminalità organizzata.

La società civile, intanto, non rimane in silenzio. Le associazioni delle vittime di mafia continuano a chiedere giustizia e a ricordare l’importanza di non abbassare mai la guardia.


Ignazio Pullarà è un uomo che incarna le ombre più profonde della mafia siciliana. La sua storia ci ricorda che la lotta contro Cosa Nostra è una battaglia che non si conclude con un arresto o una condanna. È una guerra che richiede memoria, coraggio e un impegno costante da parte dello Stato e della società civile.

Ma la domanda che rimane sospesa è: la libertà, anche temporanea, di uomini come Pullarà, è il segno di uno Stato maturo, capace di garantire diritti anche ai suoi peggiori nemici? O è una crepa in un sistema che rischia di perdere la fiducia dei cittadini?

Un interrogativo che, forse, solo il tempo potrà chiarire.

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