Salvo Riina, figlio del boss Totò Riina, ha scritto un post sui social per commemorare la ricorrenza della morte del padre: ‘Lui ha vissuto, vive e vivrà sempre in Noi e con Noi.’
Salvo Riina, ricordati chi era tuo padre. Davvero, Salvuccio? Tuo padre vive in voi? Allora è il caso di fare chiarezza su chi era Totò Riina, per te, per chi lo idolatra e per chi crede ancora in un’immagine distorta di quell’uomo.
Totò Riina, capo assoluto di Cosa Nostra dal 1982 fino al suo arresto nel 1993, è stato il boss mafioso più sanguinario e spietato della storia. Un uomo che ha seminato morte e terrore in ogni angolo d’Italia. Detenuto fino alla fine della sua vita, ha collezionato 26 ergastoli per una serie infinita di delitti, tra cui omicidi eccellenti, stragi e attentati.
Soprannomi come ‘u curtu e la belva dicono tutto di lui: basso di statura, ma gigante nella ferocia. Un uomo che non si fermava davanti a nulla e nessuno. Non aveva scrupoli, né per donne né per bambini.
I MORTI DI TOTÒ RIINA
Salvo, se davvero tuo padre “vive e vivrà sempre”, allora porti anche il peso di questi nomi:
- Giovanni Falcone (23 maggio 1992): ucciso nella strage di Capaci, insieme a sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Un attentato così potente da squarciare un’autostrada.
- Paolo Borsellino (19 luglio 1992): massacrato nella strage di via D’Amelio insieme a cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
- Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980): presidente della Regione Sicilia, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ucciso perché si opponeva alla mafia.
- Carlo Alberto Dalla Chiesa (3 settembre 1982): generale dei carabinieri, assassinato con la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo per aver dichiarato guerra alla mafia.
- Pio La Torre (30 aprile 1982): segretario del PCI, uno dei primi a denunciare i legami tra mafia e politica.
- Rocco Chinnici (29 luglio 1983): magistrato, eliminato con un’autobomba a Palermo.
- Barbara Rizzo e i suoi gemelli Giuseppe e Salvatore Asta (2 aprile 1985): vittime di un attentato mafioso destinato al magistrato Carlo Palermo. Dei bambini di sei anni, Salvo, cancellati dalla terra per colpa di tuo padre.
- Giuseppe Di Matteo (11 gennaio 1996): figlio di un collaboratore di giustizia, strangolato e sciolto nell’acido. Aveva solo 12 anni e fu tenuto prigioniero per oltre due anni.
E non dimentichiamoci i tanti “delitti eccellenti” che tuo padre ha orchestrato: Mario Francese, Boris Giuliano, Cesare Terranova, Emanuele Basile, Michele Reina e tanti altri. La lista è infinita.
RIINA E I RAPPORTI CON LA POLITICA
Totò Riina non era solo un assassino: era anche un burattinaio. Gestiva il potere mafioso intrecciandolo con la politica. Aveva referenti chiave come Vito Ciancimino, assessore palermitano e intermediario con Giulio Andreotti. Si dice che Riina abbia persino incontrato Andreotti per trattare favori e protezioni.
Quando la politica si opponeva, Riina non esitava a reagire con il piombo:
- Salvo Lima, uomo di fiducia di Andreotti, fu ucciso nel 1992 perché non era riuscito a garantire sentenze favorevoli ai mafiosi nel Maxiprocesso.
- Piersanti Mattarella, assassinato perché cercava di bloccare le infiltrazioni mafiose nella Regione Sicilia.
E quando le bombe non bastavano a intimidire lo Stato, Totò Riina alzava il livello: le stragi del 1992-1993, come quelle di Firenze, Milano e Roma, che uccisero civili innocenti e colpirono il patrimonio culturale italiano. La sua risposta a chi gli diceva che le stragi coinvolgevano donne e bambini? Cinica e disumana: “A Sarajevo muoiono tanti bambini, perché dobbiamo preoccuparci noi?”
IL BOSS CHE NON SI FERMAVA
Totò Riina non si limitava a eliminare nemici: sterminava famiglie, compresi donne e bambini. La sua regola era chiara: nessuna pietà, nessuna morale. Chi collaborava con lo Stato pagava con la vita, e con lui pagavano anche i parenti.
Non era un uomo d’onore, Salvo. Non c’era nulla di grande o glorioso in lui. Era un uomo marcio, un vigliacco nascosto dietro un sistema di terrore.
LA FINE DI TOTÒ RIINA
Dopo 24 anni di latitanza, Riina fu catturato nel 1993. Nonostante i suoi 26 ergastoli, è rimasto il capo di Cosa Nostra fino alla morte nel 2017. Neanche la prigione l’ha fermato: dal carcere continuava a dare ordini e minacciare giudici e politici.
Salvo, questa è l’eredità di tuo padre: sangue, paura e morte. È questo che celebri? È questo l’uomo che “vive in voi”?
LA DOMANDA FINALE
E ora, due domande per te, Salvo:
Sei davvero sicuro che tuo padre non fosse una montagna di merda?
E visto che commemori tuo padre, che “vivrà sempre in te”, dobbiamo chiamarti, da oggi in poi, pezzo di merda anche a te?
Pensa bene alla risposta, Salvuccio. Vergognati, se ci riesci.