La gestione del servizio idrico integrato della provincia di Chieti, affidata alla SASI SpA, è al centro di una controversia che va ben oltre la fornitura d’acqua.
Sasi: assunzioni di responsabilità. L’azienda pubblica è accusata di pratiche di assunzione discutibili e, secondo diverse fonti, di favoritismi che rischiano di compromettere la trasparenza e la meritocrazia, obbligatorie per un ente pubblico.
Nel 2021, il consigliere comunale Bucci ha scritto alla Procura della Repubblica dell’Aquila e all’ERSI, Ente regionale per il servizio idrico, sollevando dubbi sulle modalità di reclutamento del personale SASI. Bucci ha chiesto se ci fosse un collegamento tra le irregolarità nelle assunzioni e i recenti aumenti delle tariffe idriche, mentre i bilanci della società continuano a essere motivo di preoccupazione per gli enti di controllo.
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Già nel 2020, l’ERSI aveva contestato alla SASI l’assunzione di due dirigenti senza concorso, diffidando il consiglio di amministrazione dal procedere. In risposta, la SASI ha sospeso i contratti, ma l’azione sembrava dettata più dalla pressione delle autorità che dal rispetto delle regole. L’ERSI, infatti, ha ribadito l’obbligo di assumere tramite concorso pubblico, come stabilito dal Decreto Legislativo 175/2016, la cosiddetta “Legge Madia”. La situazione non è migliorata e le stesse pratiche sono proseguite nel tempo, con ulteriore disappunto da parte del collegio sindacale della SASI.
Il consigliere regionale Mauro Febbo di Forza Italia ha denunciato pubblicamente la gestione delle assunzioni di SASI, definendole un “concorso mascherato”. Febbo ha evidenziato che su 67 posti messi a bando, ben 54 sono stati assegnati a personale interinale già operante all’interno della società, configurando il concorso come un semplice “escamotage” per stabilizzare i precari. Febbo ha inoltre sottolineato come la SASI non abbia rispettato le disposizioni del Decreto Madia, che obbliga le società pubbliche a ricollocare prioritariamente il personale in esubero delle altre aziende partecipate.
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L’ombra del conflitto di interessi è ancora più evidente se si considerano i legami di parentela tra i candidati e i membri della commissione di valutazione. Tra i casi più eclatanti, figura l’assunzione della nuora di un ex sindacalista aziendale, promossa per occupare lo stesso ruolo del suocero. Anche figure di spicco, come il direttore generale Giorgio Marone e il presidente Gianfranco Basterebbe, sono finite nel mirino dell’ERSI per la gestione di assunzioni e promozioni.
Questa inchiesta solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’imparzialità di un’azienda che gestisce un bene essenziale come l’acqua. Se da un lato SASI ha cercato di giustificare le proprie scelte con la necessità di garantire continuità e competenza, dall’altro resta evidente una mancanza di rispetto per le norme pubbliche. La vicenda è ora in mano alle autorità, con la speranza che si faccia chiarezza su un sistema di assunzioni che, almeno in apparenza, sembra più vicino a favoritismi che alla meritocrazia.