La Manovra 2025, in fase di discussione, propone importanti novità, pur confermando temporaneamente l’attuale struttura dell’Irpef su tre aliquote, suddivisa nei seguenti scaglioni di reddito:
- 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
- 35% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro;
- 43% per i redditi oltre i 50.000 euro.
Manovra 2025: confermato il sistema Irpef a tre aliquote. Sgravi per la classe media. La possibilità di modificare questo schema dipenderà però dagli introiti derivanti dal Concordato preventivo biennale per le Partite IVA, la cui scadenza, attualmente fissata al 31 ottobre, potrebbe essere prorogata al 10 dicembre con un apposito decreto. Gli introiti finora ammontano a 1,3 miliardi di euro, ma ne servirebbero 2,5 per sostenere un intervento strutturale che consentirebbe una riduzione del secondo scaglione al 34% o addirittura al 33%, alleggerendo il carico fiscale per la classe media.
Incremento delle detrazioni e impatto sul cuneo fiscale
Una misura ormai strutturale della manovra è l’aumento della detrazione per redditi fino a 15.000 euro, che passa da 1.880 a 1.955 euro, innalzando di fatto la soglia di esenzione a 8.500 euro per i lavoratori dipendenti. Inoltre, il governo intende rafforzare l’efficacia delle detrazioni anche per i redditi medio-bassi, mirando a garantire un maggior beneficio nelle fasce di reddito superiori ai 15.000 euro.
Simulazioni del taglio dell’Irpef
Secondo le stime pubblicate, una riduzione dell’aliquota dal 35% al 34% comporterebbe un risparmio di circa 543 euro annui per un reddito di 40.000 euro, mentre un abbassamento al 33% farebbe salire il beneficio a circa 627 euro. Per i redditi più elevati, come 60.000 euro annui, la riduzione al 34% garantirebbe un risparmio di circa 220 euro annui, mentre un taglio al 33% porterebbe il beneficio a 440 euro.
Cuneo fiscale e differenze tra lavoratori
Un aspetto critico riguarda i lavoratori con redditi compresi tra 30.000 e 35.000 euro, che potrebbero risentire negativamente della transizione tra detrazioni e contributi previdenziali. Per questa fascia, infatti, la decontribuzione operata lo scorso anno risultava più vantaggiosa della riduzione dell’Irpef, con una perdita stimata di circa 101 euro annui, indipendentemente dalla riduzione di uno o due punti percentuali.
Benefici per pensionati e autonomi
Per pensionati e lavoratori autonomi, che non beneficiano direttamente del taglio del cuneo fiscale, i risparmi derivanti dalla riduzione dell’Irpef rimarrebbero più contenuti. Per redditi a partire dai 30.000 euro, il beneficio fiscale oscillerebbe dai 20 ai 220 euro annui, con un vantaggio massimo di circa 220 euro per redditi fino a 50.000 euro. Tuttavia, le simulazioni evidenziano che un pensionato, rispetto a un lavoratore dipendente, potrebbe avere un reddito inferiore fino a 2.000 euro l’anno.
Questa revisione delle aliquote e delle detrazioni dimostra l’intenzione del governo di sostenere la classe media e di adeguare il sistema fiscale alle esigenze dei contribuenti, pur cercando un equilibrio tra entrate e spese.