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All’ultimo ‘saluto di commiato’ hanno partecipato in tanti, vecchi e nuovi giornalisti che, in qualche modo, sono passati nella redazione pescarese del quotidiano. Oltre un centinaio, tra cui alcuni politici, si sono stretti intorno a quelle decine di lavoratori rimasti senza stipendio.

Il ‘corteo funebre’ è partito alle 11.30 dalla redazione del giornale per raggiungere piazza Salotto, il punto in cui i lavoratori si sono riuniti e le rappresentanze hanno illustrato i motivi dell’iniziativa.

L’Ordine dei Giornalisti, insieme al Sindacato dei Giornalisti abruzzesi e all’Unci (Unione dei cronisti italiani) hanno sottolineato che non bisogna assolutamente pensare di liquidare la questione a semplice interesse corporativo: “la contrazione degli spazi di libertà è sempre un colpo invalidante per l’intera società civile, a prescindere dalle visioni personali coincidenti poco o punto con le linee editoriali del giornale”. E aggiungono:”Non capire tale fondamentale assunto, che trae origine dalla storia del pensiero democratico della civiltà moderna e contemporanea, significa non esercitare appieno e convintamente l’esercizio della delega democratica (per i politici) e la formata consapevole cittadinanza (per l’opinione pubblica)”.

VIDEO

http://www.youtube.com/watch?v=mYp-pt3r2No&feature=youtu.be

Quindi una serie di richieste da presentare al governo regionale tra cui quella di destinare risorse pubbliche alle testate online e rendere meno ‘oscuri’ i contributi destinati per la comunicazione istituzionale. “La ‘vertenza informazione’ dovrà avere alcuni punti irrinunciabili per rilanciare un settore che sta subendo un processo di ristrutturazione come mai è avvenuto in passato” aggiungo le tre sigle. 

Il segretario di Assostampa Abruzzo, Franco Farias, non vede un futuro roseo per la professione:”sulla questione Rete 8 mi sono trovato difronte ad una grande menzogna aziendale. Hanno sparato delle cifre folli – spiega Farias – di perdite finanziarie che dovrebbero motivare, secondo l’editore, i licenziamenti di 9 dipendenti (per ora) tra tecnici e amministrativi e almeno 4 giornalisti”.

“Ci sono colleghi – ha dichiarato Stefano Buda, giornalista precario del ‘Tempo’ – che se sono fortunati arrivano a prendere 400/500 euro al mese”. 

Insomma, dopo 70 anni di presenza sul mercato il gruppo del costruttore Domenico Bonifaci abbandona l’Abruzzo rispedendo a casa 40 persone tra dipendenti e collaboratori come abbiamo già scritto in un precedente articolo

La colpa però, secondo l’onorevole pentastellato Gianluca Vacca, è anche dell’Ordine dei Giornalisti:”Fanno ridere. Dov’erano fino ad oggi? Dove sono stati? Ora si accorgono che esistono i precari?”. 

Antonio Del Furbo

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