Il Reddito di cittadinanza ha sostenuto 2,4 milioni di famiglie, ovvero 5,3 milioni di persone, aiutandole a superare la pandemia e a combattere la povertà assoluta.
Rdc, il governo lo ammette: il Reddito ha aiutato le persone. Tra aprile 2019 e dicembre 2023, sono stati erogati 34 miliardi di euro. Tuttavia, solo un terzo dei beneficiari ha percepito il sussidio per l’intero periodo, mentre gli altri sono entrati e usciti dalla misura. Questa analisi è contenuta nella Relazione della Commissione povertà, istituita presso il Ministero del Lavoro e presieduta da Natale Forlani. La relazione riconosce l’importanza del Reddito nel ridurre la povertà per centinaia di migliaia di famiglie italiane, come confermato dall’Istat. Tuttavia, non fornisce informazioni sul funzionamento dei nuovi sussidi introdotti dal governo Meloni dopo l’abolizione del Reddito di cittadinanza: l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro.
Non per tutti i poveri
Il Reddito di cittadinanza ha raggiunto al massimo il 38% delle famiglie in povertà assoluta, un picco registrato nel 2021. L’anno successivo, la percentuale è scesa al 32%, poco meno di un terzo. Questo evidenzia l’inefficacia del sussidio nel rispondere al disagio estremo. Fin dalla sua nascita, organizzazioni come Caritas e Alleanza contro la povertà hanno sottolineato questa debolezza.
La Relazione Forlani conferma che il sussidio penalizza le famiglie numerose, gli stranieri, le coppie di anziani e soprattutto i lavoratori poveri, a causa dei criteri troppo stringenti di patrimonio e reddito. Questi criteri sono ancora più restrittivi nelle nuove misure del governo Meloni, che includono l’Adi e l’Sfl, un assegno da 350 euro al mese per chi può lavorare. La Relazione suggerisce di indicizzare il tetto Isee di 6.000 euro per tenere conto dell’inflazione, ma secondo Bankitalia, la stretta del governo ridurrà della metà la platea dei beneficiari. Questa divisione tra occupabili e non occupabili si basa solo sull’età e sulla presenza di figli minori o disabili.
Risultati raggiunti
Il Reddito di cittadinanza ha permesso a 400.000 famiglie di uscire dalla povertà assoluta nel 2020, 480.000 nel 2021 e 450.000 nel 2022, coinvolgendo complessivamente 900.000 persone nel 2020 e oltre un milione nel 2021 e 2022. L’Istat e la Relazione Forlani confermano che metà della spesa erogata nel biennio 2020-2021, circa 8,3 miliardi, ha ridotto dello 0,8% l’indice delle disuguaglianze e dell’1,8% il rischio di povertà.
Le politiche attive
Il principale problema del Reddito di cittadinanza è stato l’accompagnamento dei beneficiari verso l’occupazione. Fino al 2021, le politiche attive erano quasi inesistenti a causa della pandemia. Successivamente, i Centri per l’impiego hanno iniziato a prendere in carico le persone. Tuttavia, la Relazione rileva che non ci sono dati disponibili sull’efficacia delle misure adottate, sull’attuazione delle condizionalità previste e sulle sanzioni per chi non aderisce. Non è chiaro quante offerte di lavoro siano state fatte e quanti abbiano perso il sussidio per non averle accettate. Questa mancanza di dati persiste anche per il 2023, anno in cui il Reddito di cittadinanza e il Supporto sono stati gestiti dal governo Meloni, che ha inasprito le sanzioni per chi rifiuta l’unica offerta di lavoro. Non si sa come sia andata questa gestione.
Nel 2022, il 30,7% dei beneficiari del Reddito di cittadinanza, circa 446.000 persone, erano occupati ma poveri, integrando il loro reddito con il sussidio. Solo il 2,3% era “work-ready”, ovvero pronto a lavorare immediatamente, mentre il 70% presentava gravi difficoltà di inserimento o reinserimento lavorativo. Questo smentisce l’idea che i beneficiari del Reddito siano nullafacenti, come spesso affermato dalla narrativa meloniana, e viene confermato anche dalla Relazione del governo stesso.
[…] più discusse e divisive degli ultimi vent’anni. Nonostante le frequenti critiche, il RdC ha però almeno in parte alleviato il problema della povertà, soprattutto durante e dopo la pandemia da […]