La recente offensiva aerea israeliana su Gaza ha sollevato nuove controversie, non solo per la devastazione inflitta, ma anche per l’uso di bombe prodotte negli Stati Uniti.
Attacchi israeliani a Gaza: l’impatto delle bombe americane e la crisi umanitaria. Durante un attacco contro un campo di sfollati a Rafah, in cui hanno perso la vita 45 palestinesi, sono state impiegate munizioni americane. Lo rivela un’analisi della CNN, che ha esaminato i filmati dell’attacco, identificando la coda di una bomba GBU-39 di fabbricazione statunitense. Quattro esperti di armi esplosive hanno confermato questa scoperta, e i numeri di serie sui resti delle munizioni corrispondono a quelli di un produttore californiano.
La testimonianza di Jonathan Crickx: “Gaza è il cimitero dei bambini”
La situazione a Rafah, come nel resto della Striscia di Gaza, è terribile. Jonathan Crickx, un funzionario dell’UNICEF operante a Gaza, ha descritto al QN scene strazianti di bambini morti sotto le macerie, i loro corpi coperti di sangue, e madri disperate che chiedevano aiuto. Crickx, che lavora con l’UNICEF da dodici anni, ha affermato di non aver mai visto nulla di simile, neanche in zone di crisi come l’Afghanistan o Haiti. Colleghi con decenni di esperienza in aree di catastrofi condividono questa impressione: l’intensità e la durata della crisi a Gaza sono senza precedenti.
La crisi dei rifornimenti e la risposta umanitaria
Gaza sta affrontando una crisi umanitaria devastante. La mancanza strutturale di cibo e acqua, peggiorata dagli spostamenti forzati dei profughi da Rafah, è aggravata dalla carenza di carburante necessario per i generatori degli ospedali. Gli attacchi israeliani su Rafah si intensificano mentre la risposta umanitaria è al collasso. Nonostante un aumento degli aiuti internazionali nelle ultime settimane, la quantità di rifornimenti che riescono a entrare nella Striscia è insufficiente. Tra il 7 e il 27 maggio, solo 1.000 camion sono entrati a Gaza, un numero inadeguato per assistere oltre 2,2 milioni di persone in condizioni disperate, secondo l’ONU.
Le organizzazioni umanitarie lanciano l’allarme
Oxfam, Save the Children, Medici Senza Frontiere e altre 17 organizzazioni umanitarie hanno lanciato un allarme sulla situazione critica a Gaza. Avvertono di un rapido aumento delle morti causate da fame, malattie e mancanza di assistenza medica, dovuto ai blocchi dei punti di accesso marittimi e terrestri per gli aiuti e il carburante. L’assenza di comunicazioni ha ulteriormente ridotto il volume degli aiuti. Il sistema sanitario di Gaza è praticamente smantellato, con ospedali costretti a evacuare e sotto assedio. Il più grande ospedale di Rafah, Abu Yousef al-Najjar, è stato chiuso per ordine israeliano, e nessun ospedale nel nord di Gaza è accessibile.
Un appello per il cessate il fuoco e l’accesso umanitario
Le organizzazioni umanitarie chiedono un cessate il fuoco immediato e duraturo e l’apertura di percorsi sicuri per l’ingresso e la distribuzione degli aiuti. Esortano le parti in conflitto a rispettare il diritto umanitario internazionale, garantendo l’accesso umanitario alla popolazione. Israele deve rispettare le sentenze della Corte Internazionale di Giustizia, incluso l’ordine di cessare l’offensiva su Rafah. Anche la comunità internazionale, inclusi i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, deve rispettare il diritto internazionale e garantire la sicurezza della popolazione palestinese.
La posizione di Israele e l’escalation del conflitto
Nonostante le pressioni internazionali, Israele non mostra segni di volersi fermare. Tzachi Hanegbi, Consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, ha dichiarato che la guerra continuerà per altri sette mesi. Ha anche affermato che l’IDF (Forze di Difesa Israeliane) controlla il 75% del “Corridoio Filadelfia”, una striscia di terra lungo il confine tra Gaza e l’Egitto. Intanto, il bilancio delle vittime palestinesi continua a salire. Dal 7 ottobre, almeno 36.171 palestinesi sono stati uccisi e 81.420 feriti, con 75 morti e 284 feriti solo nelle ultime 24 ore, secondo il ministero della Sanità di Gaza City.
Conclusioni
La situazione a Gaza è una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi decenni. La combinazione di bombardamenti incessanti, blocchi umanitari e infrastrutture devastate ha creato un ambiente in cui sopravvivere è una sfida quotidiana. È imperativo che la comunità internazionale, le parti in conflitto e le organizzazioni umanitarie lavorino insieme per porre fine alla violenza e fornire l’assistenza necessaria. Solo attraverso un impegno collettivo e rispettando il diritto internazionale si può sperare di alleviare la sofferenza della popolazione di Gaza e costruire un futuro più stabile e pacifico.