Baris Boyun, ricercato di 40 anni e figura di spicco tra i criminali turchi, è stato nuovamente catturato dalle autorità.
L’arresto di Baris Boyun è avvenuto a Bagnaia, una frazione di Viterbo. Il blitz condotto alle prime ore dell’alba in via Cardinal de Gambara è stato coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. Boyun è stato successivamente trasferito alla questura di Viterbo. L’operazione ha coinvolto varie persone in diverse località italiane e ha visto la partecipazione di agenti dell’Interpol, suggerendo un’azione di portata internazionale.
La complessa questione dell’estradizione
Baris Boyun era già stato al centro di un’intensa disputa giudiziaria tra Ankara e Roma.La Turchia che aveva avanzato una richiesta di estradizione respinta dalla corte d’appello di Bologna. E successivamente dalla Corte di Cassazione nel giugno 2023. Le autorità turche avevano emesso un mandato di cattura internazionale il 6 aprile 2022. Boyun era accusato di una serie di reati tra cui omicidio, lesioni personali, minacce, partecipazione ad un’associazione per delinquere e violazione delle leggi sulle armi. La Corte di Cassazione aveva rifiutato l’estradizione a causa del rischio di trattamenti disumani o degradanti cui Boyun, di etnia curda, sarebbe stato esposto se consegnato alla Turchia.
Reazioni e tensioni tra Italia e Turchia
L’arresto di Boyun nell’agosto 2022 a Rimini e il successivo rifiuto dell’estradizione avevano inasprito le relazioni tra Italia e Turchia. Ankara aveva reagito con vigore, arrivando persino a condurre operazioni di spionaggio in Italia. Secondo fonti di Repubblica, i servizi segreti turchi avrebbero tentato di reclutare traduttori coinvolti nelle indagini sui cittadini turchi in Italia per ottenere informazioni riservate, una rete di spionaggio prontamente smantellata dai servizi italiani.
Un passato segnato dalla violenza
Boyun, secondo le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, sarebbe stato coinvolto in numerosi episodi violenti. Avrebbe scampato un attentato in Italia e, in seguito, pianificato una vendetta contro il presunto mandante del suo omicidio, un boss di un clan rivale. Questo complotto avrebbe coinvolto un gruppo armato destinato a colpire una fabbrica in Turchia. L’uomo era stato arrestato nuovamente a Milano il 21 gennaio, trovato in possesso di una pistola. Successivamente, agli arresti domiciliari a Crotone, aveva subito un attentato nella notte del 18 marzo, quando due sicari avevano sparato contro la porta del suo appartamento.
Un’operazione su larga scala
Il blitz che ha portato all’arresto di Boyun ha coinvolto un totale di 19 cittadini turchi, operanti in Italia, Svizzera, Germania e Turchia. Questi individui sono accusati di vari reati, tra cui associazione per delinquere con finalità terroristiche, detenzione e traffico di armi ed esplosivi, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Anche la polizia turca del KOM ha partecipato all’operazione.
Le congratulazioni di Ankara
Il ministro dell’Interno turco, Ali Yerlikaya, ha espresso le sue congratulazioni alle autorità italiane per l’arresto di Boyun e di altri membri della sua organizzazione criminale. Yerlikaya ha rivelato che 317 persone collegate all’organizzazione di Boyun sono state fermate in Turchia, con 175 arresti confermati. Boyun è ricercato in Turchia per 23 reati distinti, inclusi omicidio e costituzione di un’organizzazione criminale, e ha un totale di 56 precedenti penali, di cui tre per omicidio.
L’arresto di Boyun rappresenta un nuovo capitolo in una complessa vicenda giudiziaria che continua a intrecciare i destini di Italia e Turchia. Con implicazioni che vanno oltre le semplici dinamiche criminali per toccare temi di rilevanza geopolitica e diritti umani.