Il carcere potrebbe essere la nuova minaccia per coloro che si avventurano nel territorio oscuro dell’informazione digitale.
Sicurezza informatica. Con l’inasprimento delle leggi proposte dal deputato Enrico Costa, la diffusione di dati provenienti da accessi non autorizzati ai sistemi informatici potrebbe comportare pene fino a tre anni di reclusione. Ma non è finita qui: i giornalisti che osano pubblicare intercettazioni menzionate nelle ordinanze di custodia cautelare rischiano multe salate fino a ventimila euro.
Questa nuova stretta legislativa si inserisce nel contesto del dibattito sul ddl sulla cybersicurezza, attualmente al vaglio delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera. Costa, noto per le sue proposte “garantiste”, ha presentato ben 23 emendamenti volti a proteggere la sicurezza informatica e a regolare l’uso delle informazioni sensibili. Ma quali sono le implicazioni di queste proposte?
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Uno degli emendamenti proposti da Costa mira a garantire una maggiore protezione dei dati pubblici, imponendo l’uso di sistemi di autenticazione avanzati per l’accesso alle banche dati. Inoltre, si prevede che ogni accesso non autorizzato venga registrato e motivato dettagliatamente. Ma le restrizioni non si limitano agli addetti ai lavori: il deputato propone anche l’introduzione di un nuovo reato per coloro che pubblicano informazioni ottenute illegalmente, con pene fino a tre anni di carcere.
Queste misure non sono prive di controversie.
Molti critici temono che possano limitare la libertà di stampa e il diritto di cronaca. Tuttavia, Costa difende ferocemente le sue proposte, sostenendo che il diritto di cronaca non deve trasformarsi in un’immunità per la diffusione di informazioni illegalmente ottenute. Queste nuove disposizioni mirano a colmare le lacune nella legislazione attuale, che è stata soggetta a interpretazioni ambigue da parte della magistratura.
Inoltre, Costa ha in serbo altre proposte, come l’abolizione dell’uso dei trojan nelle indagini per reati contro la pubblica amministrazione e l’aumento delle sanzioni per la pubblicazione arbitraria di atti giudiziari, soprattutto se si tratta di intercettazioni telefoniche.
Tuttavia, c’è chi teme che queste misure possano compromettere la trasparenza e l’accesso alle informazioni.
Ad esempio, l’estensione del segreto investigativo potrebbe impedire al pubblico di conoscere i dettagli delle indagini preliminari, limitando così la capacità di monitorare l’operato delle autorità giudiziarie.
In conclusione, le proposte di Enrico Costa sollevano importanti questioni sulla bilancia tra sicurezza e libertà di informazione. Mentre alcuni accolgono favorevolmente queste misure come necessarie per proteggere i dati sensibili e combattere il crimine informatico, altri le vedono come una minaccia per i diritti fondamentali alla libertà di stampa e all’accesso alle informazioni. Resta da vedere come queste proposte verranno accolte e modificate nel corso del dibattito parlamentare.