È quanto si è sentito rispondere al telefono un cittadino teramano da una vigilessa dopo averle segnalato abusi in una particolare zona della città. E non solo.
“Cittadini di Teramo” scrive Marcello Olivieri sulla propria pagina Facebook “da oggi se chiamate i vigili e non arrivano cercate di avere pazienza e non vi incavolate se il vigile invece di venire da voi sta al bar a ‘bere una birra’ perché ‘i vigili hanno bisogno di sali minerali e la birra ne contiene tanti’. Questa è la giustificazione che mi ha dato la vigilessa!” precisa Olivieri.
Eppure la segnalazione dell’uomo era partita da tutt’altra questione:”in mattinata, ancora una volta, ho segnalato cartelloni pubblicitari che occupano i marciapiedi e scivoli per diversamente abili” spiega Olivieri. “La vigilessa mi ha risposto che la pattuglia è andata e non ha trovato il cartello. A quel punto le ho inviato una foto che dimostrava il contrario e le ho chiesto chi erano i vigili intervenuti”. Una domanda, quella di Olivieri, scaturita dal fatto che in quel punto c’è una cantina “dove spesso sostano alcuni vigili”. E aggiunge:”ho fatto capire che non mi fidavo e la vigilessa al telefono si è inalberata dicendomi che io non dovevo mettere in dubbio il lavoro dei suoi colleghi. Ho risposto che non solo metto in dubbio l’operato di molti vigili ma che ho le prove che qualcuno in divisa beve birra durante il servizio. A quel punto si è messa a giustificare dicendo un mare di fesserie”.
E in effetti se sono questi i rappresentanti della sicurezza i cittadini di Teramo non possono stare molto tranquilli. Anzi, per niente. Come riportammo in un articolo lo scorso settembre la legge, quella vera e non quella spacciata dalle vigilesse, individua precise categorie che durante il lavoro non devono nemmeno sentire la puzza dell’alcol. E quali sono per la legge 125 del 30 marzo 2001, le categorie? “mansioni comportanti l’obbligo della dotazione del porto d’armi, ivi comprese le attività di guardia particolare e giurata”.
“Io penso che sia ora che la Prefettura e la Procura aprano un fascicolo per valutare se tutti i vigili urbani di Teramo siano idonei al servizio” conclude Olivieri. “A me sembra molto strano che una vigilessa possa dirmi che ‘un vigile urbano in divisa e in servizio può andare al bar e bere alcolici ovvero una birra’ e, sempre pochi giorni fa, un altro vigile possa dirmi che ‘il Pubblico Registro Auto, ovvero il P.R.A., in realtà non è pubblico'”.
Tutto appare possibile nel grande mondo dei dipendenti (dalle nostre tasche) pubblici. E chissà se un giorno la scienza ci spiegherà l’utilità di tenere in vita un corpo completamente inutile come i vigili urbani.
Antonio Del Furbo