Inchiesta Evelin, carabiniere Ros racconta: "io, indagato e assolto. Qualcuno voleva farmi fuori"
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L’Operazione “Evelin” portò alla disarticolazione di due colonne criminali che agivano tra Abruzzo, Molise e Puglia. Furono 20 gli arresti e 57 gli indagati grazie anche al lavoro di un comandante.

Inchiesta Evelin, carabiniere Ros racconta: “io, indagato e assolto. Qualcuno voleva farmi fuori”

Un blitz che arrivò nel 2018 al termine di un’inchiesta durata un anno, da cui erano già scaturiti 13 arresti e il sequestro di 12 chili di stupefacenti. Tra i reati contestati a vario titolo, figurano anche detenzione e porto illegale di armi. 

All’operazione presero parte i Comandi provinciali dei carabinieri e della finanza di Chieti svolta in perfetta sinergia nelle province di Chieti, Genova, Campobasso e Foggia.

Destinatari delle odierne misure restrittive furono 20 soggetti, per lo più di nazionalità albanese, nonché romeni ed italiani, tutti appartenenti ad un sodalizio criminale con base nell’area del Vastese. Le accuse, a vario titolo, furono di traffico, detenzione e spaccio di sostanze sutpefacenti, nonché di detenzione di armi utilizzate per garantirsi l’egemonia sul territorio e sulle principali piazze di spaccio.

Il 7 marzo 2024 il tribunale di Vasto (Ch) ha riconosciuto la colpevolezza infliggendo nove condanne. Invece 11 sono state le assoluzioni. I giudici hanno riconosciuto l’esistenza di un’associazione a delinquere che importava droga destinata al Vastese e al Basso Molise.

L’arresto dei carabinieri e l’avviso di garanzia a “Cucciolo”

Antonello Carnevale e Giuseppe Mancino, due carabinieri che parteciparono all’inchiesta Evelin insieme a “Cucciolo”, finirono agli arresti domiciliari nel mese di ottobre 2019 per peculato. Due anni dopo furono assolti. Carnevale e Mancino erano stati accusati di avere trattenuto banconote false sequestrando solo 900 mila euro. Mancino era inoltre accusato anche di altri reati come la detenzione illegale di 5 scatole di munizioni da guerra, l’utilizzo del sistema informatico protetto da misure di sicurezza con abuso di potere e violazione dei doveri inerenti alla funzione del servizio svolto e diffusione di immagini coperte dal segreto istruttorio.

“Cucciolo” fu raggiunto da un avviso di garanzia perché l’accusa sospettò di aver intrecciato rapporti con gli albanesi. Il procedimento fu archiviato.

Ma perché ci furono accessi al database del ministero dell’Interno per carpire informazioni riservati su di lui? Chi diede l’autorizzazione? E perché?

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