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I blogger italiani rischiano grosso: due anni di carcere e multe fino a 50mila euro. Il testo, già approvato in Senato, sta viaggiando speditamente verso la Camera nel più completo silenzio politico e giornalistico.  

Questa volta le lobby italiane sono riuscite a convincere il legislatore del ‘pericolo’ che i blogger possono rappresentare per la democrazia italiana così da far stilare una legge ad hoc. La proposta di legge all’articolo 1, che sostituisce l’articolo 348 del codice penale, recita:”Chiunque abusivamente esercita una professione, per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da 10.000 euro a 50.000 euro. La condanna comporta la pubblicazione della sentenza e la confisca delle attrezzature e degli strumenti utilizzati”.

L’idea, tanto per cambiare, è venuta ad un ex esponente di Forza Italia ora in quota Ncd, senatore Giuseppe Francesco Maria Marinello. Il presidente di Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato, il 3 aprile scorso insieme ad altri suoi colleghi, tutti dell’Ncd, hanno presentato e firmato in fretta e furia il testo di legge a cui, tra l’altro, nessuno si è opposto. Silenzio assoluto persino dal Movimento 5 Stelle che non ha presentato nemmeno un emendamento.

 

I FIRMATARI DELLA LEGGE

È curioso che i 4 firmatari della legge che vogliono portare in carcere i blogger si occupino di tutt’altro.

Giuseppe Francesco Maria Marinello è in parlamento dal 2001 e attualmente è presidente della Commissione Territorio del Senato e svolge la professione di medico. 

Riccardo Mazzoni è Membro del Comitato parlamentare Schengen, Europol e immigrazione. È anche giornalista.

Giuseppe Pagano è vicepresidente nazionale dell’AICCRE nonché Membro del Comitato per le questioni degli italiani all’estero

Giuseppe Ruvolo è Segretario della Commissione permanente Agricoltura e produzione agroalimentare

Salvo Torrisi è Membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali.

Curioso anche il fatto che quattro su cinque, dei firmatari la legge, sono siciliani. Stupisce, quindi, l’avversione alla libera circolazione delle idee e delle notizie. Sensibilità che lo stesso Salvo Torrisi dovrebbe avere di più rispetto agli altri visto che è stato vicesindaco di Paternò, comune del quale fu chiesto lo scioglimento, rifiutato dall’allora Ministro dell’Interno, per “infiltrazione mafiosa” da parte del Prefetto di Catania.

 

QUALI SONO I LIMITI?

Se un blogger verrà condannato difficilmente potrà pagare una tale somma. Dunque al blogger rimarranno carcere e la fedina penale sporca. Risultato: blogger messo all’angolo e rovinato per tutta la vita. E se si considera che un blogger in genere svolge un altro lavoro la punizione non appare di poco conto.

In sostanza in Italia, come nei paesi mediorientali, continueremo ad avere blogger condannati alle sbarre come Joao De Deus Pires che si è permesso di muovere qualche critica al magistrato Ambrogio Cartosio. Avremo casi come quello di Carlo Ruta, che curava saltuariamente Accade in Sicilia, blog impegnato a informare sui fenomeni mafiosi, condannato nel 2008 dal tribunale di Modica per il reato di stampa clandestina. Avremo altri Pino Maniaci, più volte scampato ad attentati di mafia e ora sotto scorta, rinviato a giudizio per esercizio abusivo della professione di giornalista. La legislazione, nonostante questa proposta che presto diventerà legge appare confusa. La demarcazione tra blogger e giornalista è impercettibile e, come sempre accade, sarà un giudice a decidere. Si può lavorare in questo modo rischiando ritorsioni dalla criminalità e lottando contro uno Stato che autorizza ad emendare certe leggi?

Peggio dell’Italia, per il momento, solo l’Egitto che ha condannato l’attivista-blogger egiziano Alaa Abdel Fattah a 15 anni di carcere. 

Antonio Del Furbo

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