La visita di Giorgia Meloni nel palazzo presidenziale di Kiev con il presidente ucraino Volodymir Zelensky, è l’occasione per riportare all’attenzione alcuni fatti legati alla libertà di stampa e al rispetto umano.
Ucraina. Sabato 25 febbraio, Andrea Sceresini e Alfredo Bosco, i due giornalisti italiani intercettati dalla polizia politica ucraina SBU (controllata di fatto dai neo-nazisti ucraini) e accusati di “collaborare con il nemico russo” hanno potuto lasciare l’Ucraina dopo 19 giorni passati a Kiev in attesa di interrogatori. Ne ha dato notizia il loro avvocato Alessandra Ballerini. I due giornalisti sono tornati a casa dopo il benestare delle autorità di Kiev che non hanno fornito alcuna spiegazione. L’accusa di collaborazione con il nemico (mai supportata da prove) rimane. Sceresini e Bosco non potranno più ritornare in Ucraina. Forse la loro liberazione è stato il frutto di un’attività diplomatica del governo italiano in quanto il caso stava diventando troppo imbarazzante.
МИРОТВОРЕЦЬ – Il pacificatore
Sul sito МИРОТВОРЕЦЬ c’è un’intera pagina dedicata ad Alfredo Bosco in cui si legge che è accusato di:
“Violazione deliberata del confine di stato dell’Ucraina per penetrare nel territorio dell’Ucraina occupato da bande terroristiche russe nel Donbass. Cooperazione con organizzazioni terroristiche filo-russe”.
Il sito riporta la sua data di nascita e che:
“il fotoreporter italiano nel febbraio 2015 è entrato illegalmente nel territorio della regione di Donetsk, dove, insieme ai terroristi, hanno raccolto materiale sulla situazione nella regione. Ha pubblicato diversi articoli sui media italiani e su Internet che supportano l’IAF. E questo cittadino è accusato di atti deliberati contro la sicurezza nazionale dell’Ucraina, la pace, la sicurezza dell’umanità e la legge e l’ordine internazionali, nonché altri reati.”
Il presidente dell’Associazione degli italiani amici della Russia, Lorenzo Valloreja, ha chiesto alla Meloni “quali sono le azioni che intende intraprendere affinché l’Ucraina garantisca che questi nostri connazionali non abbiano nulla da temere sia per la loro incolumità fisica che morale; Agli organi giurisdizionali e di polizia postale di aprire procedimenti contro queste gravissime fattispecie di odio e istigazione, sperando che tutto ciò non sia considerato “notizia di fatto non costituente reato”.
Il pacificatore riporta i dati sensibili di altri giornalisti italiani accusati di reati contro l’Ucraina.
Il sito sarebbe curato o gestito dall’agenzia governativa di intelligence “Servizio di Sicurezza dell’Ucraina” (SBU) che pubblica informazioni personali (numeri di telefono, indirizzi di residenza, link dei profili social, nomi di eventuali figli e parenti) su coloro che sono considerati “nemici dell’Ucraina“. Il sito è affiliato con il Ministero degli affari interni dell’Ucraina. Nella prima pagina campeggia la scritta in cirillico “РОССИЯН И ДРУГИХ ВРАГОВ НАДО УБИВАТЬ И НЕ БОЯТЬСЯ ЭТОГО ДЕЛАТЬ” che tradotto vuol dire “I RUSSI E GLI ALTRI NEMICI DOVREBBERO ESSERE UCCISI E NON DOVRESTI AVERE PAURA NEL FARLO”. Sul sito vengono caricate sia le informazioni raccolte dai servizi segreti che quelle fornite dai civili in maniera privata.
Già nel 2015 il sito ha pubblicato gli indirizzi di casa dello scrittore ucraino Oles Buzina e dell’ex parlamentare Oleh Kalašnikov, pochi giorni dopo sono stati assassinati. Sempre nella capitale ucraina, un commando aveva ucciso Sergej Sukhobok, titolare di un sito internet e di un piccolo giornale che contrastava la politica del governo e sosteneva le ragioni della gente del Donbass ribelle.
Il regime di Zelensky
Giornalisti, politici e anche civili più vicini alla Russia vengono infatti spesso rapiti, torturati e assassinati. In molti video si vedono civili legati ai pali della luce, con i pantaloni calati e il viso dipinto di verde. A diffondere queste immagini sono spesso canali social ucraini.
Dall’inizio dell’invasione russa, diversi sindaci e ufficiali ucraini sono stati uccisi per la loro vicinanza ideologica con la Russia, o semplicemente perché spingevano la via dei negoziati. Il sindaco della città ucraina Kreminna, Volodymyr Struk è stato rapito e ucciso dalle forze ucraine. La moglie di Struk ha affermato che a prelevare il marito sarebbero stati uomini in divisa militare. Due giorni dopo, su Telegram è stata diffusa un’immagine del corpo privo di vita di Struk, visibilmente torturato prima di porre fine alle sue sofferenze.
Giornalisti spariti
Volodymyr Struk, Denis Kireev, Mikhail e Aleksander Konovich, Nestor Shufrych, Yan Taksyur, Dmitri Djangirov, Elena Berezhnaya” sono alcuni dei giornalisti scomparsi. Lo riferiva il giornalista residente in Ucraina, Gonzalo Lira.
Le armi all’Ucraina
L’invio massiccio di armi all’Ucraina non si ferma. Dall’inizio dell’operazione militare russa, il presidente statunitense Joe Biden ha inviato 3 miliardi di dollari in armi all’Ucraina. Una fonte dell’intelligence Usa, citata dalla CNN, ha spiegato che nessuno sa realmente dove queste armi vadano a finire.
L’irritazione di Berlusconi per le parole di Zelensky. Ma Fi e il Cavaliere non commentano
Il tema è politico, dunque. Volodymyr Zelensky durante la conferenza stampa con Giorgia Meloni a Kiev, rispondendo alle domande dei giornalisti sulle parole del Cavaliere dei giorni scorsi (quando criticò il Zelensky e gli diede la colpa del conflitto con la Russia), il presidente dell’Ucraina ha detto amaramente: “A Berlusconi non hanno mai bombardato la casa, mai sono arrivati con i carri armati nel suo giardino”. A diversi esponenti del partito è comunque suonato stonato, fuori luogo, quanto affermato dal presidente ucraino, soprattutto nel giorno della visita di Meloni a Bucha, Irpin e Kiev. E soprattutto c’è da dire che il nome di Silvio Berlusconi è apparso sul sito del Pacificatore con tutti i dati sensibili e definito come traditore di Kiev.
Accrediti giornalistici sospesi da Kiev
“Era il 6 febbraio quando i nostri accrediti giornalistici sono stati sospesi dal ministero della Difesa di Kiev” raccontano Andrea Sceresini e Alfredo Bosco. “Da allora non abbiamo più potuto svolgere il nostro lavoro di reporter. E per ragioni di sicurezza abbiamo dovuto lasciare il Donbass alla volta di Kiev. Abbiamo contattato più volte le autorità ucraine, che sono state sollecitate, oltre che dalla Ambasciata, anche dall’Ordine dei giornalisti, dalla Fnsi e dal nostro avvocato Alessandra Ballerini. Ci era stato detto che avremmo dovuto sottoporci a un interrogatorio da parte dell’SBU, i servizi di sicurezza di Kiev”.
Dalla cronaca giornalistica italiana – ad esclusione dei quotidiani FarodiRoma, il Fatto Quotidiano e Articolo21 – nessun media ha voluto diffondere adeguatamente la notizia, analizzare i fatti ed evidenziare il grave abuso di potere delle autorità ucraine. Identica linea è stata adottata dal nostro governo. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la sua visita ufficiale a Kiev ha accuratamente evitato di toccare l’argomento. Anche i giornalisti italiani presenti alla conferenza stampa Meloni – Zelensky hanno evitato di porre domande sulla sorte di Sceresini e Bosco.