A poche dal primo incontro tra le delegazioni di Russia e Ucraina, Mosca ha intensificato l’offensiva militare. Le sirene antiaeree hanno squarciato la notte di molte città ucraine, Kiev compresa.
Una colonna di mezzi russi lunga oltre 60 chilometri sta dirigendo verso la capitale, nel Sud Kherson è circondata dalle truppe di Putin. Pesante l’attacco di ieri su Kharkiv, dove sono state prese di mira zone residenziali e ci sono state vittime civili. Con il passare dei giorni si aggrava l’emergenza umanitaria: centinaia di migliaia di persone sono in fuga dall’Ucraina e premono alle frontiere dell’Ue. Intanto si inaspriscono le sanzioni internazionali contro Mosca, che stanno mettendo in difficoltà il sistema economico russo. Il canale negoziale rimane comunque aperto, stavolta al confine tra Bielorussia e Polonia.
Manifestanti arrestati a Mosca
“Dimostranti pacifici contro la guerra continuano ad essere arbitrariamente arrestati in Russia, con notizie che suggeriscono che da giovedì scorso circa 6.400 persone sono state arrestate. La stragrande maggioranza viene rilasciata dopo poche ore, molti dopo aver pagato una multa amministrativa, altri sono condannati a pene detentive che vanno da 7 a 25 giorni in base a varie leggi”, ha affermato oggi a Ginevra la portavoce dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani, Liz Throssell parlando alla stampa
Almeno venti feriti a Kharkiv
Oltre 20 le persone rimaste ferite nell’attacco di questa mattina contro la città ucraina di Kharkiv, tra loro c’è anche un bambino. Lo riferiscono i servizi statali di emergenza ucraini in un video pubblicato sul suo profilo ufficiale Facebook.
Il comando operativo ucraino, intanto, conferma l’attacco di questa mattina da parte delle forze russe con un missile lanciato contro la sede del governo regionale a Kharkiv, seconda città dell’Ucraina. Lo riferisce la Bbc aggiungendo che secondo Kiev l’obiettivo era uccidere il governatore di Kharkiv e la squadra che con lui guida la difesa della città.
Sterminati con un pulsante
Il lampo, le esplosioni, la fine. “Un crimine di guerra”, dice il presidente Zelensky. Non ci sono regole, in questa guerra che diventa ogni giorno più sporca: a Kharkiv i russi non cercano l’esercito “nemico”, uccidono direttamente le persone. È una decisione evidentemente politica: per ordine di Mosca si colpisce anche in pieno giorno. A tradimento. Quando la gente esausta dal coprifuoco ha messo la testa fuori dal rifugio, un soldato russo a distanza di sicurezza gliel’ha fatta saltare in aria.
“Undici morti e 44 feriti” secondo un bilancio provvisorio. Ma molte zone sono irraggiungibili: i morti potrebbero essere decine, dice il governatore. Sono crimini di guerra se si spara sulle case e sulle strade, se si mira spudoratamente ai civili. Respinti per giorni dall’esercito e dai partigiani ucraini, a Kharkiv i russi hanno avviato una fase molto più radicale. Non colpiscono obiettivi strategici, vogliono lacrime e sangue. “Nel loro rifugio – racconta Marko Aharkov, dottore di ricerca e docente all’università – mamma e papà hanno tentato di contare i botti delle esplosioni: solo in pochi secondi ne hanno sentiti 18″. Sono andati avanti per ore. Poi pausa. Poi ancora esplosioni, quel rumore sordo, quel tremare di muri.