Un’inchiesta aperta dalla procura di Milano poi trasferita a Perugia e a Roma. L’indagine, ora, è arrivata a casa dell’ex premier Giuseppe Conte.
La guardia di finanza ha acquisito la documentazione relativa agli incarichi affidati dall’ex patron del Gruppo Acqua Marcia, Francesco Bellavista Caltagirone. A rivelarlo è stato il quotidiano Domani. Secondo il giornale, il gruppo di Caltagirone avrebbe emesso fatture per consulenze che superano 300 mila euro. Tutte commissionate all’avvocato del popolo, Giuseppe Conte.
Nell’inchiesta, adesso nelle mani del pm Maria Sabina Calabretta, non ci sono indagati.
La procura romana cerca di capire come mai a fronte di fatture così elevate corrispondano versamenti meno onerosi. Di certo non esigui. Lo studio Alpa avrebbe infatti incassato 100 mila euro per ristrutturare il debito del gruppo Acqua Marcia, ma le fatture farebbero riferimento a 400 mila euro. E per questo i finanzieri hanno chiesto i documenti relativi all’affare. Altre acquisizioni hanno riguardato gli avvocati Enrico Caratozzolo e Giuseppina Ivone, che hanno lavorato al concordato preventivo.
Caratozzolo avrebbe incassato circa 500 mila euro a fronte di fatture che sfiorano il milione di euro. Ivone, invece, avrebbe stipulato contratti per circa due milioni di euro ottenendo, al momento, circa un milione e 200 mila euro.
Cifre non ancora versate interamente
La vicenda nata a Milano era finita sul tavolo dei pm di Perugia che si occupano anche delle dichiarazioni che l’avvocato Piero Amara aveva esternato nel dicembre 2019. L’uomo, diventato celebre dopo aver corrotto i magistrati di mezza Italia, ha detto di aver suggerito a Fabrizio Centofanti, al tempo al vertice delle relazioni istituzionali di Acqua Marcia, alcuni nomi di avvocati. E aveva anche ventilato il coinvolgimento di pm romani in affari opachi. Per questo la faccenda era finita, per competenza, in Umbria.