Senza mezzi termini il presidente del Consiglio, Mario Draghi, annuncia la proroga dello stato di emergenza. Con un decreto il governo lo prolunga di altri tre mesi. Se da un lato l’esecutivo dice di temere la variante Omicron, dall’altra sta lavorando a un piano che, probabilmente, trasformerà per sempre alcuni aspetti della quotidianità.
Proroga dello stato d’emergenza da Covid, dunque, fino al 31 marzo 2022. Il testo studiato a Palazzo Chigi si limita a congelare per un trimestre la situazione e le regole attuali.
Un decreto che prende spunto da due questioni: decreto. E lo fa prendendo atto soprattutto di due dati. Il primo: la corsa folle della variante Omicron in mezza Europa, che promette di diffondersi nelle prossime settimane anche in Italia. Il secondo: le imminenti vacanze di Natale, con tutti i rischi di assembramenti che comporta.
In sostanza, sia governo che Cts non sanno come muoversi: non conoscono la reale pericolosità della Omicron. E dunque impone massima cautela. Nel frattempo, salgono i contagiati e il tasso di positività, e crescono i ricoveri ordinari e in terapia intensiva. Lo stesso ragionamento vale per le festività natalizie. La curva del virus continuerà presumibilmente a salire nelle prossime settimane. E di certo fino a Natale, quando si temono almeno trentamila positivi al giorno.
I dati
L’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, però, rileva che in Italia l’emergenza, al momento, non c’è. I Posti Letto di Terapia Intensiva occupata da Pazienti Covid−19 e quella di Posti letto in area non critica occupata da Pazienti Covid−19 nell’ambito geografico selezionato sono rispettivamente al 9% e al 12%.
“L’istogramma rappresenta l’incidenza per 100.000 abitanti nell’ambito geografico selezionato nelle settimane indicate in ascissa. Il dato dell’ultima settimana tiene conto delle sole giornate alla data” riferisce il portale.
“Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia. Il numero degli stessi fa riferimento ai dati trasmessi periodicamente dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano al Ministero della Salute. Si segnala che i dati non tengono conto delle differenze nella composizione della popolazione (per sesso, età, fattori di rischio) o per gravità di sintomi e condizioni cliniche, che possono determinare una diversa propensione alla ospedalizzazione e/o ricovero in terapia intensiva”.
La politica
E si arriva al dato politico. È evidente che chi è intenzionato a chiedere al presidente del Consiglio di restare a Palazzo Chigi fino al 2023 uscirà rafforzato dalla scelta di rinnovare una condizione emergenziale. Non a caso, è favorevole Forza Italia. Lo sono il Partito democratico e il Movimento. E sono d’accordo i governatori dem.
I pieni poteri
Un aspetto, forse quello più importante, è passato inosservato agli occhi della quasi totalità degli osservatori. Ovvero la proposta del governo di spostare sotto la Protezione civile la struttura commissariale, con pieni poteri in campo amministrativo e nella gestione dei contratti. Avvalersi del Comando operativo di vertice interforze (Covi) – al cui vertice sarà nominato entro la fine dell’anno proprio il generale Francesco Figliuolo – per le operazioni sul campo utili a fronteggiare il Covid. Così Palazzo Chigi pensa di ridisegnare la gestione della pandemia, nel caso in cui non dovesse essere rinnovato lo stato d’emergenza. Attraverso una legge ad hoc, da varare nelle prossime settimane. Una mossa che servirebbe a lasciare in piedi l’architettura trovando ospitalità sotto il dipartimento guidato da Fabrizio Curcio.
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Si va, insomma, dall’emergenza alla quotidianità. Il premier ritiene che sia giunto il tempo di chiudere una fase e di aprirne un’altra. Si sancirà un principio: misure anche straordinarie vanno comunque ricondotte all’ordinario.
Curcio vuole tempo per studiare il dossier. Vuole dare risposta ad alcune domande: può la sua struttura assorbire quella commissariale? Esistono competenze adeguate e forze sufficienti per svolgere questo nuovo compito? È probabile che la risposta sia positiva. Un ruolo di peso, poi, dovrebbe rivestirlo anche il ministero della Salute.
Per gli interventi sul campo, invece, potrebbe entrare in gioco il Comando operativo interforze. Non è una scelta casuale. Entro la fine dell’anno il consiglio dei ministri darà il via libera al decreto di nomina di Figliuolo alla guida del Covi, su impulso del ministro della Difesa Lorenzo Guerini. La struttura risponde allo Stato maggiore della Difesa e coordina tutti gli interventi delle forze armate, dalle missioni internazionali all’operazione “Strade sicure”.
La nuova era
Tutto potrebbe partire a gennaio. La pandemia morde e i tempi sono stretti. Per questo, esiste già un piano B. Passerebbe dalla proroga di un mese dello stato d’emergenza, in modo da dare il tempo di organizzarsi. Una fase ibrida, di transizione. Che si chiuderebbe il 31 gennaio 2022, o al più tardi a fine febbraio.
Con questa nuova organizzazione – e questo il governo non lo dice – Draghi mira a spostare il potere dall’autorità civile (prefetto) a quelle militari. Una militarizzazione della società visto che una struttura militare – il Covi appunto – dipendente attualmente dal Capo di stato maggiore della difesa, avrebbe pieni poteri amministrativi.