Questa settimana vogliamo porci una domanda semplice ma provocatoria: come si diventa poveri? Evidentemente lo spunto in questo nuovo viaggio ce lo hanno dato Silvio, Giovanni e Mario. Spesso non si è colpevoli del proprio destino. Forse ciò che ci accade di negativo può anche essere ‘merito’, si fa per dire, di qualcun altro. Per Silvio tutto è iniziato da una banca, per Giuseppe, invece, da una situazione familiare.
Com’è possibile che nel rumore di fondo di una società tecnologica non ci si accorga di persone come Mario che vive da 5 anni vive in un vecchio camper? Oppure di Giuseppe vissuto fino a pochi giorni fa in una rimessa agricola. O, ancora, come Silvio che ha bussato a tutte le porte istituzionali ma mai nessuno gli ha aperto.
Storie che condividono la voglia di farcela e di lottare. Uomini abbandonati dallo Stato ma aiutate dalle persone care che hanno messo a loro disposizione quello che potevano: tempo, soldi e una casa.
Si attestano sui 2 milioni i poveri che la Caritas ha supportato nel corso del 2020 in Italia. Al primo posto tra le regioni con il tasso più alto di nuovi poveri, ci sono anche quelle aree che un tempo erano considerate isole felici come per esempio la Valle d’Aosta, seguita poi dalla Campania (57,0%), dal Lazio (52,9%).
Quasi la metà, il 44%, vengono chiamati i cosiddetti “nuovi poveri”, ovvero coloro che si rivolgono alla Caritas per la prima volta, soprattutto a causa della crisi dovuta dalla pandemia.
In Abruzzo, il Piano sociale 2021-23 della Regione fotografa un territorio dove non si fanno più figli, si è sempre più poveri e non ci si sposa più.
Un calo demografico di 42 mila persone nell’ultimo decennio, un basso tasso di nuzialità e il 30,1% di cittadini abruzzesi a rischio povertà, ovvero un terzo della popolazione complessiva. Indicatori emersi dal profilo sociale della regione Abruzzo.
Nel nostro viaggio abbiamo conosciuto tre persone di grande onestà e dignità. Valori che uno Stato pare non avere.
di Antonio Del Furbo
antonio.delfurbo@zonedombratv.it