Appena qualche giorno fa, il 23 settembre, Luca Morisi, la mente della comunicazione di Matteo Salvini, aveva abbandonato il suo incarico con una secca motivazione: “Questioni familiari”.
La Bestia, il potente gruppo dei social media manager del leader della Lega, è rimasto senza l’ideatore. “Non c’è alcun problema politico, in questo periodo ho solo la necessità di staccare per questioni familiari”, ha spiegato Morisi ai tantissimi sorpresi di questa scelta. Morisi non ha però raccontato tutto. Perché probabilmente la sua è stata una scelta unicamente familiare, ma di certo il suo è stato un agosto molto complicato: è stato protagonista, infatti, di una storia complessa e dai contorni ancora poco chiari. E il suo nome è finito nel registro degli indagati della procura di Verona per cessione e detenzione di stupefacenti. Perché i carabinieri, durante una perquisizione, hanno trovato droga a casa sua.
Chi è Luca Morisi
Morisi, nato a Mantova, classe 1973, dal 2013 è il “social-megafono” (definizione sua) di Salvini. Fino al 2015 è stato docente a contratto dell’Università di Verona, presso la facoltà di Lettere e filosofia dove ha tenuto due corsi (“Siti web di filosofia” dal 2004 al 2008 e “Laboratorio di informatica filosofica” dal 2008 al 2015). Tra i vigneti e le strade sterrate della campagna di Belfiore, un Comune a mezz’ora di macchina dalla città di Romeo e Giulietta, c’è un cascinale restaurato: uno degli alloggi è occupato da Morisi. A quest’indirizzo corrisponde, per moltissimo tempo, la sede della sua partita Iva. Ed è qui che si svolge la storia che rischia di compromettere per sempre la sua attività al servizio della politica.
I fatti
Nei giorni di Ferragosto i carabinieri del comando locale fermano un’automobile per un normale controllo. A bordo ci sono tre ragazzi. I militari si accorgono del loro nervosismo, li fanno scendere e trovano sulla macchina un flacone con del liquido dentro. Secondo i carabinieri, è sostanza stupefacente. Chiedono spiegazioni ai ragazzi e qualcuno se la canta, indicando la persona da cui l’avevano ricevuta e il luogo della cessione. “Ce l’ha data Luca Morisi, che abita a Belfiore…”. E’ davvero andata così?
A questo la Procura non è in grado ancora di dare una risposta. Certo è che i carabinieri a quel punto vanno a fare una perquisizione nell’alloggio dello spin doctor di Salvini e trovano un modesto quantitativo di droga. Un quantitativo compatibile con l’uso personale, la cui detenzione fa comunque incorrere nell’illecito amministrativo e nella sanzione. La procura di Verona, diretta dalla procuratrice Angela Barbaglio, apre un fascicolo con l’ipotesi di reato prevista dall’articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti (“Produzione, traffico, detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope”) e iscrive Morisi nel registro degli indagati. L’inchiesta è assegnata al pm Stefano Aresu. La natura della sostanza rinvenuta nell’auto dei tre ragazzi non è accertata: il liquido è stato mandato al laboratorio di analisi dell’Arma che serve tutto il Nordest dell’Italia e i risultati non sono ancora arrivati. Molte droghe hanno forma liquida, dal Ghb (l’ecstasy liquida) al Gbl, la cosiddetta “droga dello stupro”, ma, come detto, solo l’esame chimico può dire se è stupefacente.
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“Sui problemi familiari ritengo corretto non entrare nel merito”, ha detto Salvini quando si è diffusa la notizia che l’uomo chiave della sua comunicazione sovranista, si era dimesso. Repubblica ha chiesto un commento a Morisi senza ottenere risposta.