Aifa approva mix vaccinale senza verifica scientifica. In 10mila fanno causa allo Stato. Esposto in Procura contro Speranza e Figliuolo
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Promotore dell’iniziativa è il Codacons. L’associazione a difesa dei consumatori ha recentemente lanciato un’azione collettiva contro lo Stato italiano con la quale viene chiesto un risarcimento in favore delle persone con meno di 60 anni a cui è stato somministrato il vaccino AstraZeneca.

L’iniziativa si basa sulle indicazioni contrastanti fornite nel corso del tempo dalle autorità nonché dei “numerosi eventi avversi, anche letali, riportati dai soggetti fruitori del siero anglo-svedese”. All’azione del Codacons hanno finora aderito quasi 10.000 cittadini, i quali si ritengono lesionati dalla comunicazione farraginosa e contraddittoria da parte delle istituzioni. A tal proposito, l’ultima decisione in ordine di tempo è quella di effettuare il “mix vaccinale” nei confronti dei giovani che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca: scelta, a quanto pare, priva di un reale fondamento scientifico.

Le ricerche scientifiche non attendibili

Come ha ricostruito l’Indipendente, l’approvazione da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) della cosiddetta vaccinazione eterologa, ovvero del richiamo con un vaccino a mRNA per gli under 60 vaccinati in prima dose con AstraZeneca-Vaxzevria, si basa sue due ricerche scientifiche non attendibili. Prima di tutto perché è ancora in fase di preprint, ovvero non sottoposta a revisione paritaria e quindi priva di valore scientifico. L’altra perché effettuata su volontari appartenenti a diversi campioni di età. Le prove sono contenute direttamente nel documento con il quale l’Aifa stessa ha annunciato l’approvazione del mix di vaccini.

Nel documento intitolato “Parere sulle modalità di utilizzo della schedula vaccinale mista in soggetti al di sotto dei 60 anni di età che hanno ricevuto una prima dose di vaccino Vaxzevria”, l’Aifa scrive che l’approvazione si basa su “2 studi clinici pubblicati nelle ultime settimane condotti rispettivamente in Spagna (CombiVacS Study) e in Inghilterra (Shaw RH et al. Lancet 2021) e, che mostrano buoni risultati in termini di risposta anticorpale (CombiVacS) e sicurezza (in termini di accettabilità degli effetti collaterali)”.

Il documento ammette, dunque, che la pratica del mix vaccinale è caratterizzata “da una maggiore frequenza in termini di effetti collaterali locali e sistemici di grado lieve/moderato” ma specifica che il mix vaccinale “è apparso nel complesso accettabile e gestibile”. Infine specifica le tempistiche nelle quali il richiamo con il vaccino ad mRNA vada somministrato a chi ha ricevuto la prima dose con AstraZeneca: “Sulla base dello studio CombiVacS si ritiene, infine, che la seconda somministrazione con vaccino a mRNA possa avvenire a distanza di 8-12 settimane dalla somministrazione di Vaxzevria”.

Le norme secondo l’Aifa

Secondo l’Aifa, l’approvazione del mix vaccinale si basa quindi su due studi, mentre la pianificazione delle tempistiche sul richiamo si basa esclusivamente sullo studio CombiVacS. La ricerca è pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet, ma consultandola si scopre immediatamente un particolare, omesso dall’Aifa: si tratta di uno studio non ancora sottoposto a revisione paritaria, cioè al processo di controllo e verifica dei dati da parte di altri scienziati con competenze in materia necessario al fine di confermarne o smentirne i risultati. L’importanza del passaggio in questione è evidenziato dall’avviso che compare sopra alla ricerca stessa:

“I preprint sono documenti di ricerca in fase iniziale che non sono stati sottoposti a revisione paritaria. I risultati non dovrebbero essere utilizzati per il processo decisionale clinico o di salute pubblica e non dovrebbero essere presentati a un pubblico laico senza evidenziare che sono preliminari e non sono stati sottoposti a revisione paritaria”.

Chiaro è, dunque, che la stessa rivista che lo ha pubblicato specifica che si tratta di una ricerca in fase iniziale, che non dovrebbe essere diffusa al pubblico senza sottolineare che i risultati sono preliminari. E, soprattutto, che “i risultati non dovrebbero essere utilizzati per il processo decisionale clinico o di salute pubblica”, ovvero proprio il fine per il quale l’Aifa li ha utilizzati, basandosi esclusivamente su questo studio per stabilire che il richiamo vada fatto a 8-12 settimane di distanza.

La finta rassicurazione

Una rassicurazione potrebbe arrivare pensando che, se è vero che le tempistiche previste per il richiamo si basano su uno studio allo stato attuale privo di valore scientifico certo, almeno l’approvazione della pratica del mix vaccinale in sé si basi per metà su un altro studio (Shaw RH et al. Lancet 2021) che ha superato la revisione paritaria e quindi è sicuro. Ma non è così. Leggendo il testo della ricerca si apprende come i ricercatori specifichino che tutti i volontari che si sono sottoposti al mix vaccinale per la ricerca sono “di età pari o superiore a 50 anni”. Ma in Italia il mix vaccinale è stato approvato per tutti gli under-60, e quindi sarà somministrato in buona parte a persone più giovani.

Insomma, l’Agenzia italiana del farmaco ha stabilito che 900 mila cittadini italiani sotto i 60 anni di età riceveranno una seconda dose di vaccino Pfizer o Moderna, dopo aver ricevuto la prima dose con il siero AstraZeneca. Una decisione, quella dell’Aifa, basata su due soli studi scientifici, tra cui una in fase di preprint che “non dovrebbe essere utilizzato nel processo decisionale clinico o di salute pubblica”.

L’azione contro lo Stato

Tornando all’azione intrapresa dal Codacons, essa si basa su tre fattispecie di risarcimento. Innanzitutto quello basato sul danno non patrimoniale causato dalla paura di ammalarsi per aver ricevuto il vaccino in questione. Il quale è “ormai riconosciuto dalla Giurisprudenza” e “potrà forfettariamente quantificarsi nella misura di 10.000 euro”. Poi si fa riferimento al “risarcimento del danno non patrimoniale-biologico permanente o temporaneo. Anche in termini di danno differenziale, con riserva di indicazione e quantificazione specifica”. Infine, vi è “l’indennizzo a carico dello Stato , previsto dalla Legge 201/92, per essersi sottoposti a vaccinazione da cui è derivata la menomazione psicofisica permanente da valutarsi e quantificarsi nel prosieguo (da indicare qualora sussistente)”.

Altra azione del Codacons è riferita alla morte della 18enne ligure Camilla Canepa, deceduta dopo aver ricevuto il vaccino AstraZeneca. L’associazione ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Genova chiedendo di iscrivere nel registro degli indagati il Ministro della Salute Roberto Speranza, il Commissario Francesco Paolo Figliuolo e la Asl competente.

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