La giustizia resta il chiodo fisso di Silvio Berlusconi. E non poteva che essere così visto l’inferno vissuto dal Cavaliere.
I numeri: 36 processi e 3 mila udienze
Al Corriere, che gli chiede come sta, risponde: “Sto meglio, grazie. Sono i giudici la mia malattia“. Così torna sempre sul luogo del diritto, da dove in realtà non si è mai spostato. D’altronde, dopo “36 processi e oltre 3.000 udienze” e dopo aver speso “770 milioni in avvocati”, ormai gli viene d’istinto. Era ovvio quindi che Berlusconi reagisse. E a Berlusconi fanno effetto le parole del segretario del Pd che dice che “noi siamo per garantire l’indipendenza della magistratura, ma l’autogoverno totale non c’entra nulla con l’indipendenza. E quello che oggi non funziona è proprio l’autogoverno totale”. Se solo il Cavaliere pensasse di esprimere pubblicamente questi stessi concetti, l’avvocato Ghedini glielo impedirebbe. Per Enrico Letta sarebbe opportuno “togliere alcuni poteri di autogoverno ai magistrati — che oggi si gestiscono tra loro — e istituire un’alta corte fuori dal Csm per amministrare la parte disciplinare”.
Gli scandali
La svolta è figlia di una presa d’atto collettiva della politica, decisa a riformare un “ordine” che si è indebitamente trasformato in “potere” e che per di più è minato dagli scandali. È un convincimento che si spande a macchia d’olio nelle istituzioni. E oltre che nel Palazzo, il leader di Forza Italia vede montare lo stesso sentimento nel Paese, siccome i suoi amatissimi sondaggi gli segnalano come la fiducia verso le toghe sia crollata al 30% con trend discendente.
Il ruolo del Pnrr
Forse la rottura del tabù è da ricercare nel Pnrr visto che l’Europa chiede all’Italia di riformare la giustizia se vuole i fondi. Oppure sarà che “va colto questo formidabile allineamento per fare ciò che non si è riusciti a fare negli ultimi trent’anni”, come ha sottolineato Letta dopo aver incontrato l’altro ieri la Guardasigilli Cartabia. Di certo, per usare le parole del sottosegretario alla Giustizia Sisto, “è iniziato un percorso catartico che porta tutti i partiti a convergere lentamente ma progressivamente sui principi costituzionali”.
La Bicamerale di D’Alema
È dal 1997, dalla stagione della Bicamerale di D’Alema, che destra e sinistra hanno smesso di provarci. E visto che di solito una riforma tira l’altra, un accordo sulla modifica degli assetti giudiziari potrebbe tirarsi appresso un’intesa su altre revisioni del sistema. “La proporzionale, con un piccolo premio di maggioranza, potrebbe essere il punto d’arrivo di una trattativa che segue quello sulla giustizia”, sussurra un esponente del Pd: “Solo che Berlusconi ce la farà sudare“. Per faticare meno, dirigenti della segreteria dem sono all’opera con la Lega. Alle grandi manovre sembrano mancare i grillini. Ma a scardinare i luoghi comuni, oltre al Di Maio pubblico, ci pensa un Conte privato. Qualche settimana fa l’ex premier ha confidato la sua lettura della storia politico-giudiziaria del Paese: “Il tramonto della Prima Repubblica fu una traumatica caccia alle streghe”.