Secondo i vertici del Movimento 5 Stelle oggi è accaduto un fatto gravissimo. Il M5S, dicono, “la scorsa settimana ha ordinato, in conformità alla legge, all’associazione Rousseau, responsabile del trattamento dei dati, di restituire al M5S i dati relativi agli iscritti del Movimento, diffidandola dal continuare ad utilizzarli, indicando il termine di 5 giorni per organizzarsi e provvedere alla restituzione”.
E “oggi, decorso tale termine e previa ulteriore comunicazione di conferma, i nostri esperti informatici e periti forensi si sono recati presso gli uffici dell’associazione Rousseau per ricevere i dati in consegna. Purtroppo, l’associazione Rousseau non ha provveduto alla consegna e ciò è oggettivamente grave e palesemente illegittimo”.
“In tale modo Rousseau cerca di ostacolare e di rinviare, come già da tempo, la possibilità per gli iscritti del Movimento di esercitare i propri diritti associativi e di esprimersi sul nuovo progetto politico. Non comprendiamo come un compagno di viaggio con cui si è fatto un percorso insieme stia macchiando una così nobile storia con atti che la legge non ammette”, si legge ancora nel post.
“È inaccettabile che un soggetto privato possa tentare di ostacolare l’attività di una forza politica del Parlamento e di governo, accampando pretestuose e incomprensibili motivazioni, anche di natura economica. I dati degli iscritti, nei prossimi giorni, torneranno nella disponibilità del Movimento 5 Stelle, questo è certo! I dati degli iscritti sono essenziali per consentire l’esercizio della partecipazione e della democrazia diretta, che oggi è impedito da questo grave ostruzionismo. Chi ha rallentato questo processo si assumerà tutte le responsabilità nelle sedi giudiziali penali, civili e amministrative per il danno che sta causando al Movimento 5 stelle”, conclude M5S.
La lite
L’articolo 700 prevede una procedura d’urgenza davanti al tribunale per farsi consegnare subito i dati degli iscritti e mettere fine ai rapporti tra il Movimento 5 stelle e l’associazione Rousseau di Davide Casaleggio. Quella che finora è stata solo una minaccia, si trasformerà in realtà – secondo quanto trapela dai vertici M5S – già domani. Perché la mossa fatta oggi da Enrica Sabatini, la richiesta a ciascun iscritto di scegliere da che parte stare, se ancora nella forza politica fondata da Beppe Grillo o se con la piattaforma creata dal figlio del cofondatore, è considerato un passo falso dalle conseguenze legali pesantissime.
Per dirla con uno dei massimi dirigenti del Movimento “non puoi usare i dati degli iscritti di un partito di cui hai la custodia per chiedergli di passare in un altro partito, è come se chi gestisce le tessere del Pd chiamasse a uno a uno i militanti proponendo il passaggio a Forza Italia”.
Il nuovo episodio
Insomma, l’associazione con sede a Milano chiede al Movimento 450 mila euro di debiti da saldare. Per chiudere il rapporto tra le due entità e consegnare al partito i dati degli iscritti. Per i vertici dei 5 Stelle il calcolo della cifra non è corretto. Il complesso sistema di norme statutarie che finora hanno regolato i rapporti tra le due entità sembra dar ragione a Rousseau. Che oggi, con un post sul Blog delle Stelle firmato da Enrica Sabatini, replica che “l’elenco degli iscritti non è un pacco postale da consegnare a qualcuno”. Per questo “Rousseau è a totale disposizione, come sempre, per risolvere i problemi e collaborerà con serietà per dare seguito a tutte le decisioni che saranno prese, ma che dovranno, come già detto e ribadito, garantire il rispetto della legge, della democrazia interna e di tutti gli iscritti”.
Il ricorso
Nei giorni scorsi l’ex capo reggente Vito Crimi aveva parlato di un ricorso al Garante della Privacy per pressare la piattaforma, sostenendo che il titolare dei dati degli iscritti fosse il M5S. Vero, solo che ad oggi il Movimento – secondo Casaleggio e secondo quanto deciso da un tribunale a Cagliari – non ha un legale rappresentante. Questo è il vicolo cieco in cui si sono cacciati i 5 Stelle. Peraltro al Garante Crimi ha semplicemente chiesto un accesso agli atti relativo a un vecchio procedimento dell’ente verso la piattaforma. Tutti “appelli a organi non pertinenti, pressioni per ottenere azioni in realtà lesive della normativa privacy fino a diffide dal sapore solo sensazionalistico”, secondo Sabatini. Agli uffici del Garante non sarebbe infatti arrivato neanche alcun ricorso firmato da Giuseppe Conte.
Secondo l’associazione, “in meno di 20 giorni oltre mille persone hanno deciso di disiscriversi dal Movimento 5 Stelle e di impedire che i propri dati vengano consegnati, contro la loro volontà, a soggetti terzi”. Inoltre nel post è stato inserito un link per far in modo che si resti iscritti a Rousseau sollevando il M5S dalla proprietà del dato. Insomma, un modo per tenersi gli iscritti anche se e quando la situazione si sbloccherà.