I carabinieri hanno eseguito tra Napoli e provincia, ma anche Sulmona e L’Aquila, un decreto di sequestro beni per 150 milioni di euro nei confronti di Salvatore Esposito, 59 anni, imprenditore che grazie al clan Moccia, tra i più forti dell’area Nord di Napoli, ha gestito in un regime di monopolio l’attività di pompe funebri tra Casoria e Afragola.
I carabinieri hanno eseguito tra Napoli e provincia, ma anche Sulmona e L’Aquila, un decreto di sequestro beni per 150 milioni di euro nei confronti di Salvatore Esposito, 59 anni, imprenditore che grazie al clan Moccia, tra i più forti dell’area Nord di Napoli, ha gestito in un regime di monopolio l’attività di pompe funebri tra Casoria e Afragola.
I numeri del sequestro: 61 immobili, 15 magazzini, 3 imprese di onoranze funebri, una società immobiliare, beni aziendali e 100 veicoli intestati a Esposito, a sua moglie, alla figlia e al nipote. Salvatore Esposito è stato arrestato il 12 giugno scorso per associazione a delinquere di stampo mafioso, illecita concorrenza, estorsione e fraudolento trasferimento di beni.
Le indagini raccontano, grazie anche alle dichiarazioni dei pentiti, tra i quali il boss Giuseppe Misso, la contiguità di Esposito con i Moccia. Rapporti che risalgono agli anni ’80 e un suo deposito di carri funebri a Casoria, è abitualmente utilizzato per i summit del clan e molte delle sue proprietà immobiliari sono servite a nascondere sicari immediatamente dopo agguati. Marcello Di Domenico, killer del gruppo, racconta ai magistrati il 19 ottobre 2012: “che io sappia Esposito non ha mai fatto qualcosa per la famiglia Moccia, piuttosto i Moccia hanno fatto qualcosa per lui, nel senso che a Casoria ha potuto realizzare la sua impresa ‘facendosi forza’ sui suoi rapporti con la famiglia Moccia”. Non un semplice amico, ma “ulteriore figlio della signora Mazza”, cioè Anna Mazza, la moglie del boss Gennaro e madre dei figli capoclan. I militari dell’Arma sono riusciti a documentare non solo i metodi violenti per stroncare la concorrenza messi in atto da Esposito, ma anche la riconducibilità a lui di tutte le ditte di onoranze funebri presenti a Casoria, con il supporto dell’Uif Banca d’Italia, nonche’ il tentativo di reimpiegare una parte degli ingenti guadagni (un funerale a Casoria costa il doppio che a Napoli) attraverso l’acquisizione di aziende in crisi per lavorare nel settore trasporto funebre su scala nazionale.
MONOPOLIO DELLE ONORANZE FUNEBRI
Esposito, prestanome del clan Moccia di Afragola, grazie alla vicinanza alla camorra, aveva costruito un vero e proprio monopolio di pompe funebri a Casoria. Alle altre imprese era impedito di lavorare così come ai cittadini, di scegliere altre imprese.
IL CLAN MOCCIA
Il potente e antico clan camorristico opera nella bassa Liburia tra il Molise, la Campania e il Lazio. Molto forti nelle città di Afragola, Casoria, Arzano, Caivano, e limitrofi, situati a nord-est di Napoli. Il clan controlla i traffici del tristemente celebre snodo di spaccio in Caivano, nel rione Parco Verde, un caseggiato popolare. La famiglia possiede una capillare rete di penetrazione in tutto il territorio grazie anche alla commistione con la politica locale.
28 ANNI PER SCONTARE UNA PENA
La potenza criminale del clan ha permesso a Salvatore Scafuto, uno dei luogotenenti della famiglia, di scontare una pena per un reato esattamente 28 anni dopo. “Totor a’carogn”, come è soprannominato nell’ambiente camorristico, è considerato dalla DDA uno dei maggiori esponenti del clan. Si sono persi 20 anni con carte bollate, sentenze, appelli e rinvii. Poi i giudici nel 1984, sentenziarono che “Totor a’carogn” impose una serie di estorsioni ad un noto imprenditore di Caivano.