Alla Direzione nazionale antimafia i pm avrebbero approfittato di favoritismi per saltare la fila al fine di sottoporsi alla somministrazione del vaccino.
Si è acceso un faro sulla Direzione nazionale antimafia. Si vuole capire se effettivamente le toghe abbiano o meno colto l’occasione di rientrare nella lista degli aventi diritti al vaccino anti-Coronavirus. I pm finiti sotto la lente di ingrandimento hanno tra i 53 e i 67 anni e avrebbero ricevuto la dose nell’hub di Fiumicino. Si tratta del luogo simbolo della campagna di vaccinazione da cui il premier Mario Draghi ha annunciato il nuovo piano. A loro si aggiungerebbero tre colleghi che per pregresse “fragilità” avrebbero priorità diverse rispetto a quella della categoria di appartenenza. Il Corriere della Sera, riporta i nomi dei magistrati in questione: Marco Del Gaudio, Antonio Laudati, Roberto Pennisi, Domenico Gozzo e Maria Vittoria De Simone.
Cafiero De Raho ha messo subito le mani avanti chiarendo che la vicenda è alla luce del sole: “Non c’è stato nessun tipo di furbizia o sotterfugio”.
Tra le spiegazioni fornite anche quella relativa all’ipotesi per la quale i pm avrebbero avuto accesso alla somministrazione in base alla loro Regione di provenienza.
“Oltre a quelli con diritto legato a situazioni personali, altri magistrati della Dna, che provengono da Regioni dove le vaccinazioni per i magistrati erano già previste, come la Puglia, Sicilia e altre regioni del Nord, hanno proceduto con la vaccinazione in accordo con le Aziende sanitarie del loro territorio”.
Dunque le Asl avrebbero assistito i magistrati nelle procedure da seguire “e far ottenere loro il farmaco già dieci giorni fa quando la lista di categorie era ancora in discussione”? Del Gaudio e De Simone sono campani; Laudati pugliese; Pennisi e Gozzo siciliani. “Io, che ho quasi 70 anni, ho deciso di attendere assieme a tutti gli altri magistrati”, è la posizione del procuratore nazionale antimafia. Secondo cui sarebbero 4 o 5 i magistrati della Direzione ad aver proceduto con la vaccinazione a Roma. Il motivo è “perché, probabilmente, erano in condizioni particolari e di necessità”.
Viene escluso che la convocazione ai magistrati sia partita dai suoi uffici, come invece sostiene Cafiero De Raho: “Ci hanno contattati via mail, ho chiesto se l’iniziativa includeva tutti gli amministrativi, mi hanno detto di no e quindi ci siamo fermati e attendiamo di essere inseriti insieme a tutti gli altri magistrati”.