A quanto pare nel mondo non circola solo il virus del Covid. Ce n’è un altro: il virus dell’autoritarismo. A dirlo è un rapporto di Freedom House dal titolo “Democrazia sotto assedio”.
L’organizzazione non governativa americana fotografa lo stato della libertà sulla Terra. L’indagine del 2021 afferma che i difensori della democrazia hanno sofferto nuove perdite nella lotta contro i regimi autoritari. E l’equilibrio internazionale si è spostato a favore delle tirannie.
Il silenzio della Cina
Alla “influenza maligna” della Cina e della Russia si sono aggiunte le politiche autoritarie, populiste e nazionaliste di nazioni democratiche, a cominciare dagli Stati Uniti, sostiene Freedom House. Il rapporto cita in maniera chiara il rifiuto di Donald Trump di riconoscere la sconfitta nelle presidenziali del novembre scorso, il suo incitamento ai rivoltosi e il recente assalto al Congresso come prove delle precarie condizioni in cui versa la democrazia americana.
Il dossier cita con particolare allarme il caso dell’India.
La repressione del dissenso da parte del primo ministro Narendra Modi e del movimento nazionalista induista da lui capeggiato ha fatto scendere da “Paese libero” a “Paese parzialmente libero” nella graduatoria di Freedom House. L’India è sempre stata chiamata “la più popolosa democrazia del mondo”.
Il 2020 è stato il quindicesimo anno consecutivo di declino per la libertà globale, si legge nel rapporto della ong americana.
A questo si aggiunge il fatto che i Paesi nell’ultimo anno hanno sperimentato un deterioramento democratico superano quelli che hanno registrato miglioramenti. La cifra di questo “gap democratico” è un impressionante -45. “La lunga recessione della democrazia continua”, spiega Freedom House, con un impatto sentito sia da coloro che vivono sotto crudeli dittature, sia da cittadini di democrazie consolidate. Nel 2020 quasi il 75 per cento della popolazione mondiale ha vissuto in un Paese in cui la democrazia si è deteriorata. Oggi meno del 20 per cento della popolazione mondiale vive in un Paese veramente libero: la proporzione più bassa dal 1995.
L’Italia appartiene a questo 20 per cento.
Freedom House le assegna un punteggio di 90/100, con 36 su 40 nel campo dei diritti politici e 54 su 60 in quello delle libertà civili. Un piccolo progresso rispetto all’anno precedente, quando il punteggio complessivo del nostro Paese era stato 89/100. Francia e Spagna quest’anno sono a 90, mentre la Germania ha 94 punti. Il Belgio 96, la Danimarca 97, la Finlandia e la Norvegia hanno 100. Gli Stati Uniti sono a quota 83.
L’accusa alla Cina
Il rapporto accusa la Cina di una campagna di disinformazione globale e di censura interna per coprire gli errori di Pechino sull’iniziale focolaio del Covid-19. Un “cover-up” che ha ostacolato e rallentato la risposta della comunità internazionale al contagio. Il regime cinese ha avuto interferenze in paesi democratici, ha demolito le libertà e l’autonomia legale di Hong Kong. Cina e Russia, prosegue il rapporto, hanno cercato di dare credito all’idea di una presunta inferiorità della democrazia, per rafforzare la propria influenza internazionale e sfuggire alle denunce di abusi.
Anche attivisti antidemocratici all’interno di paesi democratici hanno visto nel declino della democrazia un’occasione per consolidare il potere. Il riferimento ai leader populisti negli Stati Uniti, in Europa e in America Latina. In aggiunta a tutto ciò, la crisi scatenata dal Covid è stata “strumentalizzata da dittatori, dal Venezuela alla Cambogia, per schiacciare l’opposizione e fortificare il proprio potere”, mentre la pandemia ha provocato anche in stati democratici restrizioni delle libertà personali, per quanto inevitabili se si voleva contenere il virus.
Il rafforzamento della democrazia americana
“Gli Stati Uniti avranno bisogno di lavorare vigorosamente per rafforzare le salvaguardie istituzionali, se vogliono proteggere la propria venerabile democrazia e riconquistare credibilità globale”. In proposito, il rapporto cita il ritiro americano dall’Human Rights Council delle Nazioni Unite, deciso durante la presidenza Trump, come un dannoso arretramento. E la Cina, che fa parte di questo organismo dell’Onu, ne ha approfittato per sospingere la sua visione di una cosiddetta “non interferenza”, che consentirebbe abusi dei principi democratici e promozione di alleanze autocratiche.
I nemici della democrazia
“I nemici della democrazia hanno diffuso la falsa narrazione che la democrazia è in declino perché sarebbe incapace di rispondere ai bisogni della gente”, nota Freedom House, “ma la verità è che la democrazia è in declino perché i suoi più prominenti esemplari non stanno facendo abbastanza per proteggerla. C’è urgente bisogno di leadership globale e di solidarietà fra stati democratici. I governi che capiscono il valore della democrazia, inclusa la nuova presidenza a Washington, hanno la responsabilità di unire le forze per distribuire meglio i suoi benefici, contrastare i suoi avversari e sostenere i suoi difensori”.