Che ci fosse un contatto tra i vertici a 5 stelle e gli ambienti di Forza Italia lo avevamo riferito un bel po’ di tempo fa. Come riferimmo delle leggi “ad personam” proposte e realizzate dai 5 stelle per salvare, ad esempio, Mediaset. Venduti a 5 stelle.
Altro che voto su Rousseau. Altro che “uno vale uno”. Le cose erano preventivate già da tempo. A novembre scorso l’emendamento al decreto Covid è stato votato in aula al Senato attribuendo all’Agcom uno strumento di sorveglianza a tutela del pluralismo nelle comunicazioni. Trattandosi della principale azienda di Silvio Berlusconi, l’M5S con in testa Luigi Di Maio, si era affrettato a prendere le distanze da ogni ripercussione per così dire “politica” del provvedimento. Nessun allargamento della maggioranza insomma.
La norma
La norma fu messa nera su bianco da Mirella Liuzzi, sottosegretaria al Mise dei 5 Stelle. A seguire è stata vagliata coi membri della commissione vigilanza Rai del suo partito, ricevendo l’ok. In un ottica non tanto di fare un favore a Berlusconi, ma “di salvaguardia di un’azienda italiana che dà lavoro a migliaia di dipendenti italiani. Quando Fincantieri tentò l’acquisizione di Stx, i francesi alzarono i muri. A questo punto lo facciamo anche noi”, spiega un esponente del M5S.
Norma che coincise con un avvicinamento di Forza Italia alla maggioranza di governo.
All’indomani del voto su Rousseau, gli elettori – i pochi rimasti – si sono resi conto del grande inganno. Ed è per questo che il Movimento 5 Stelle è diventata una polveriera: il gruppo si è ulteriormente diviso in seguito alla crisi di governo e al sostegno a Mario Draghi.
Via libera dato sulla base di un quesito “formulato in maniera suggestiva e manipolatoria”, lasciando intendere che solo con la partecipazione dei grillini all’esecutivo “si potranno difendere i provvedimenti adottati dal precedente governo e dalla precedente maggioranza”. La denuncia è stata inviata da diversi eletti pentastellati a VitoCrimi per chiedere di ripristinare la consultazione online con una domanda più oggettiva.
Ieri è arrivata la proposta di mediazione targata Davide Casaleggio: valutare la strada dell’astensione. Il presidente dell’Associazione Rousseau ha riferito che dagli attivisti “è arrivata in media una email al minuto sulla mancata costituzione del Superministero che sarebbe dovuto nascere dalla fusione di Mise e Ambiente”, come invece previsto dal quesito a garanzia dell’avvio del governo. “Molti parlamentari mi segnalano che vorrebbero votare contro non essendo passibili di sanzioni disciplinari sulla base dei precedenti e delle regole attuali. Auspico che chi senta il disagio nel sostenere questo governo percorra la scelta della astensione”, è la mossa fatta come scudo ai ribelli contro eventuali espulsioni.
Il piano dei ribelli
Il numero dei ribelli si allarga con il passare dei giorni: oltre ai 30 senatori si contano anche 40 deputati sul piede di guerra. A preoccupare è il fatto che in molti si stanno già organizzando per non perdonare l’ultimo tradimento. La deputata siciliana Angela Raffa ha organizzato su Zoom un incontro per fare il punto della situazione ed esprimere le proprie perplessità.
L’assemblea
La base ha preso di mira il reggente Vito Crimi per la gestione della crisi. Sui suoi post Facebook non gli danno pace: “Non facciamo finta che tutto va bene, vi siete fatti infinocchiare dalla vecchia politica marcia. Quella che detestavate…”; “Fai un favore al mondo e al Movimento, sparisci”; “È più digeribile la peperonata fatta a cena da mia suocera”; “Una squadra che ha lottato per i propri interessi e tu per primo. Venduti”. A questo si aggiunge la riunione di ben 4 ore dopo le 2 di sabato con i parlamentari.
“Da domani cominceremmo a spingere per avere un numero adeguato e anche superiore di sottosegretari alle dimensioni del gruppo. Se siamo meno di 282 a votare la fiducia ovviamente cambiano le percentuali e il numero di sottosegretari spettanti. Quello che cercavo di farvi capire sul potere contrattuale”, è il ragionamento che avrebbe fatto il capo politico.
Le poltrone
In ballo ci sono i numeri: 15 sottosegretari e 3 viceministri che rischiano di saltare. Ai vertici viene rimproverata una pessima linea che ha portato i grillini ad avere solo i Ministeri degli Esteri, dell’Agricoltura, delle Politiche giovanili e dei Rapporti con il Parlamento. “Chi ci ha portato fin qui si dovrebbe fare da parte”, sbottano gli eletti. Un altro 5 Stelle ironizza: “Vediamo quali brillanti ruoli riusciamo a strappare”.