L’avvocato del comitato dei parenti delle vittime di Covid nella Bergamasca Noi Denunceremo ha notificato un atto di citazione nei confronti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E non solo.
L’atto riguarda anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana e il ministro della Salute Roberto Speranza a nome di circa 500 familiari.
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Nel provvedimento vengono contestate in sede civile gravissime omissioni da parte delle autorità pubbliche regionali lombarde e governative. Nel documento si fa riferimento all’immediata riapertura dell’ospedale di Alzano il 23 di febbraio e alla mancata tempestiva chiusura dei comuni di Alzano e Nembro. Che, secondo il comitato, avrebbe prevenuto il lockdown nazionale. All’esecutivo di Giuseppe Conte in particolare si contesta la mancanza di un piano pandemico nazionale. L’indennizzo medio richiesto è di 200mila euro a persona (in tutto 100 milioni).
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A Bergamo, il 32,7% degli ospiti nelle case di cura ha perso la vita durante i primi quattro mesi dell’anno.
Mentre 1.600 è il numero riportato nell’intera provincia di Brescia, solo nelle case di cura per anziani. Il governo della Regione Lombardia afferma di non poter essere ritenuto responsabile di questo massacro. Le case di cura non avrebbero dovuto accogliere i pazienti con coronavirus a basso rischio nelle loro strutture senza attuare le direttive sulla sicurezza dei loro ospiti che le autorità sanitarie locali competenti. Sempre la Regione Lombardia ha emanato la delibera n° XI / 2986 del 23/03/2020, attraverso la quale è stato impedito ai medici di base di intervenire a visitare i pazienti non ospedalizzati qualora presentassero sintomi riportabili al virus covid-19.
Il rimpallo delle responsabilità del Governo di Giuseppe Conte
“Allo stesso tempo, la Regione Lombardia sostiene – spiega il comitato – che spettava al governo centrale dichiarare la zona rossa ad Alzano Lombardo, Nembro e Orzinuovi. Al contrario, il governo centrale afferma che anche la regione Lombardia avrebbe potuto farlo se lo avesse voluto, addirittura avrebbero potuto intervenire direttamente i sindaci, in base alla legge 833/78, art. 32. Il rimpallo delle responsabilità a cui stiamo assistendo ci fa comprendere come sia ragionevole pensare che possano sussistere prove di illeciti per i quali nessuno vuole essere ritenuto responsabile. Lasceremo che i pubblici ministeri stabiliscano se tali illeciti rientrano nel diritto penale o si limitano alla sfera politica. Nel frattempo, i parenti delle vittime cercano giustizia. E lo fanno consapevoli del fatto che l’Italia è un paese in cui l’establishment politico è particolarmente abile nell’insabbiare inchieste e creare capri espiatori”.