Banche, lo Stato paga (ancora) le fusioni
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Ieri è partita, in seguito all’integrazione tra Intesa e Ubi, l’Offerta pubblica di acquisto (Opa) lanciata ieri da Crédit Agricole Italia sul Credito Valtellinese. E lo Stato torna ad agevolare le banche.

Le fusioni del 2006-07 portarono alla luce Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Popolare e Ubi. Operazioni che furono pagate dai dipendenti con decine di migliaia di esuberi. Nel 2015-17 le banche Etruria, Marche, Carife e CariChieti furono acquisite a costo zero da Ubi e Intesa Sanpaolo. Decine i miliardi di perdite per azionisti e obbligazionisti subordinati azzerati. Ora, la nuova legge di Bilancio impone il pagamento delle nuove aggregazioni ai contribuenti con incentivi che potrebbero arrivare a 5 miliardi. A beneficiare del sostegno pubblico saranno UniCredit, Banco Bpm e Bper.

Crédit Agricole Italia ha lanciato un’offerta pubblica amichevole in contanti a 10,5 euro per ogni azione del Valtellinese. L’investimento può arrivare sino a 737 milioni. Offerta che diverrà valida se l’Agricole raggiungerà almeno il 66,7% del capitale del Creval.

L’Italia mette in campo nuovi aiuti pubblici sotto forma di incentivi fiscali dopo quelli introdotti nel 2011 e poi rafforzati nel 2013. In base alle nuove norme, dall’anno prossimo le banche che si integreranno potranno trasformare in crediti fiscali le imposte differite (Dta) derivanti dalle svalutazioni su crediti di entrambi gli istituti che si fondono.

L’incentivo fiscale consentirà alle banche maggiori di acquisire quelle più piccole e in difficoltà con forti benefici.

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