Un enorme giro di usura “domestica” è stato sgominato a Bari dalla guardia di finanza, nell’ambito dell’operazione “Cravatte rosa”. Molti dei “cravattari” percepivano il Reddito di cittadinanza.
Gli “affari” erano gestiti da dieci donne e aveva come vittime soprattutto anziani. Il prestito di soldi a strozzo andava avanti da circa un decennio. Si era potenziato nel periodo di crisi determinato dall’emergenza Covid, con la realizzazione di metodi per consegnare i prestiti durante il lockdown.
Metà degli usurai arrestati percepivano il Reddito di cittadinanza.
“La risposta dello Stato è stata immediata – ha detto il procuratore di Bari, Roberto Rossi – Il fenomeno dell’usura, che in città purtroppo è endemico, si era aggravato a causa della difficile situazione economica causata dalla pandemia. Noi però ci siamo: nessuno pensi di approfittare della crisi per realizzare programmi delinquenziali”.
Tredici le persone raggiunte dalle ordinanza di custodia cautelare.
In carcere sono finite Maria Magistro, Angela Salvatore, Teresa Salvatore, Teresa Signorile e Vito Signorile; ai domiciliari invece Teresa Strambelli, Teresa Vitucci, Giovanna Magistro, Antonia Carone, Maurizio Carrassi, Teresa Marinelli, Domenico Marinelli e Franca Coscia.
Le ordinanze sono state firmate dalla gip Ananchiara Mastrorilli su richiesta del pm Lanfranco Marazia e del procuratore Roberto Rossi.
Usura, aggravata dallo stato di bisogno delle vittime
Almeno 15 quelle identificate. Estorsione, aggravata dall’età delle persone offese, sono i reati contestati al termine delle indagini dei finanzieri guidati dal colonnello Luca Cioffi, che ha proseguito il lavoro del predecessore, colonnello Pierluca Cassano. Sono stati i finanzieri del Gico, stamattina, ad eseguire numerose perquisizioni, trovando materiale che conferma le ipotesi accusatorie nelle abitazioni degli indagati, in una in particolare è stata trovata un’enorme quantità di gioielli.
Cinque persone sono state condotte in carcere e otto ai domiciliari.
Le indagini hanno accertato che le usuraie utilizzavano metodi pesanti per chiedere la restituzione dei soldi prestati. E due di quelle persone sono state messe sotto protezione. “Se non paghi ti sbrano”, dicevano; “Se non paghi ti brucio l’auto”; “Ti mando mio figlio con la pistola”, “…ti faccio saltare in aria…”. In un caso è stato accertato che la “strozzina” era andata a casa della vittima in pieno lockdown, entrando con la forza e senza usare alcuna cautela nonostante la padrona di casa fosse un’anziana allettata.
Anche l’individuazione della gente a cui concedere prestiti, avveniva in maniera scientifica, trovando uomini e donne che versavano in stato di bisogno. Tra loro c’erano pensionati, commessi e operai.
Generalmente l’arco temporale entro cui restituire era previsto in sei mesi e gli interessi annui potevano arrivare al 5.000%.