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Riconoscimento a livello internazionale per il polo della ricerca abruzzese, propulsore per una grande svolta per la città dell’Aquila.

Riconoscimento a livello internazionale per il polo della ricerca abruzzese, propulsore per una grande svolta per la città aquilana. “Nel 2009 ci fu uno dei terremoti più catastrofici della recente storia italiana – scrive il quotidiano americano – che ha colpito al cuore la città dell’Aquila. “Pochi giorni dopo – prosegue ancora il giornale – Eugenio Coccia, allora direttore del vicino Gran Sasso National Laboratory, seduto alla sua scrivania in un edificio che era sfuggito alla devastazione, si pose una domanda:”Chi avrebbe mai voglia di lavorare o studiare a L’Aquila di nuovo?”. Furono 309 i morti tra cui 55 studenti. “Il signor Coccia temeva che il danno culturale per la città sarebbe stata molto più grave rispetto a quello architettonico”. Il direttore si mise subito a lavoro studiando il metodo che, nel 1970, portò la ‘Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste” ad essere modello d’istruzione superiore. “La regione nord-orientale del Friuli-Venezia Giulia aveva usato i fondi stanziati per la ricostruzione dopo il devastante terremoto nel 1974 per costruire un prestigioso istituto di scienza che aveva contribuito a trasformare Trieste in un centro di ricerca europeo”. E quattro anni e mezzo dopo il terremoto l’Aquila inaugura il suo “centro internazionale di studi avanzati di dottorato, il Gran Sasso Science Institute, o GSSI”. Un’operazione finanziata dalla Unione europea e dal governo italiano. “Una delle cinque scuole di studi avanzati in Italia, che opererà sotto la supervisione dell’Istituto Nazionale Italiano di Fisica Nucleare, con un budget garantito per tre anni. Dopo di che, nel 2016, verrà analizzato il lavoro fatto e deciso se rifinanziare il progetto”. I corso offerti sono di fisica, matematica informatica e scienze urbane. “Per la sua assunzione del primo anno di dottorato di ricerca 36 studenti – 14 dei quali stranieri – L’Aquila ha due grandi vantaggi: il suo collegamento diretto al laboratorio del Gran Sasso e la sua posizione in una città che è essa stessa un esperimento di rinascita dalle macerie”. Gli studenti sono entusiasti dell’iniziativa:”Questo è un enorme laboratorio a cielo aperto”, ha detto Pietro Verga, 29 anni dottorando in studi urbani presso l’Istituto Gran Sasso. ‘Volevo venire nella speranza che si possa aiutare a valutare il processo di riqualificazione con le nostre competenze tecniche. La città ha davvero bisogno’. ‘Il curriculum scientifico e le condizioni erano molto attraenti’, ha detto Axel Boeltzig, 25 anni, studente di fisica dalla Germania. ‘Ma il laboratorio così vicino era veramente il grande vantaggio, se avete intenzione di fare esperimenti in grandi strutture sotterranee d’Europa, come me’. ‘Molte delle lezioni sono tenute da ricercatori che lavorano proprio qui”. Paola Inverardi, rettore dell’Università de L’Aquila, è ottimista. “Per me, è un grande segno che, in un tale contesto, stiamo investendo nell’istruzione superiore,” ha precisato. “Questo fa dell’Aquila una città più forte, più completa e più attraente”. 

Peccato che molti abruzzesi non lo sanno. Ma si sa devono prevalere gli interessi di partito. L’Aquila non deve esistere e deve passare l’idea che è ancora tutto fermo. Nessuna ricostruzione ma solo mafie e intrecci politici. Strano che il New York Times non se ne sia accorto. Molto strano.

ZdO

 

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